mercoledì 8 agosto 2018

Smartphone a lezione: il conto si paga agli esami

Gli studenti universitari ottengono voti d'esame inferiori del 5% almeno, se hanno accesso al cellulare durante la lezione. Secondo un nuovo studio pubblicato
su Educational Psychology, gli effetti di un'attenzione distribuita tra la lezione e un device come smartphone o tablet non si vedono nell'immediato, ma nell'apprendimento a lungo termine. Non solo: l'influenza negativa si estende all'intera classe, e investe anche chi non ha utilizzato i cellulari direttamente.

INDAGINE TRA I BANCHI. A indagare le ripercussioni di un'attenzione frammentata, sempre più rivolta allo schermo tra le nostre dita, sulla memoria a lungo termine è uno studio della Rutgers University (USA) compiuto direttamente nelle aule dell'ateneo. L'esperimento ha coinvolto 118 studenti di psicologia cognitiva durante un trimestre di corsi. La metà di essi non ha avuto accesso al cellulare per tutte le lezioni del periodo studiato, l'altra metà ha potuto utilizzarlo durante le spiegazioni, e ha dovuto specificare a parte, in un questionario, se l'aveva guardato per scopi non accademici mentre i professori parlavano.

L'accesso allo smartphone non ha inciso sui punteggi nei test di comprensione effettuati durante la lezione stessa. Ma evidentemente ha influito sulla memoria a lungo termine e sull'efficacia dell'apprendimento, perché, agli esami finali, i voti degli utilizzatori sono stati inferiori almeno del 5% (cioè di mezzo punto in una scala da 1 a 10) rispetto a quelli delle classi in cui i cellulari erano banditi. Gli smartphone hanno inciso negativamente anche sulle performance dei non utilizzatori diretti: hanno insomma distratto l'intero ambiente di lavoro.

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