venerdì 23 ottobre 2015

Metodo psicoanalitico classico

La psicoterapia che si rifà alle teorie psicoanalitiche di Freud è detta “analisi” (dal greco αναλυω che significa “sciolgo”) e si riferisce al procedimento che tende a risolvere un tutto nei suoi elementi costitutivi.
L’analisi classica riguarda prevalentemente il trattamento delle nevrosi, perché al contrario delle psicosi c’è un Io in grado di sostenere il trattamento psicoanalitico e di collaborare con l’analista per tutto il corso della terapia, di cui non è possibile stabilire la durata. I tre obiettivi principali sono:
  • Rendere conscio l’inconscio,
  • Elaborare le resistenze, soprattutto quella di transfert,
  • Migliorare il funzionamento dell’Io.
Le principali regole del setting terapeutico sono:
  • Contratto analitico: oltre a fissare tempi, frequenza e pagamento delle sedute, stabilisce l’impegno di sincerità da parte del paziente (Regola fondamentale), sia conscia (non mentire per salvare l’immagine di sé) che inconscia (non scegliere ciò che è rilevante o meno e parlare liberamente di tutto);
  • Incognito dell’analista: solo così l’analizzato può proiettare e trasferire sull’analista i propri vissuti senza essere disturbato da conoscenze extra-analitiche sulla personalità di costui. Questa regola è detta Regola dello specchio e serve per immergere il paziente in un contesto quasi sperimentale che evita l’emergere di stili relazionali tipici della vita quotidiana che altererebbero la proiezione e il transfert;
  • Astinenza: l’analista non può assolutamente soddisfare i desideri del paziente sia reali che transferali e non può dare consigli sulla vita reale dello stesso;
  • Divano: favorisce la regressione indispensabile per la successiva ricostruzione; facilita il contatto con il mondo dei sogni, dei ricordi e dell’immaginazione in generale.
Il trattamento analitico prevede alcune tappe che non seguono una successione lineare:
  • Anamnesi: raccolta dei dati biografici (la narrazione subisce però gli effetti della rimozione, dello spostamento e della proiezione);
  • Libera associazione: partendo dal presupposto che la nevrosi è frutto della rimozione di materiale che è stato rimosso o non è stato adeguatamente elaborato, si chiede al paziente di riferire tutti i suoi pensieri senza preoccuparsi della logica, dell’ordine o dell’importanza, superando un’eventuale sensazione di imbarazzo; in questo modo si aggirerebbe la difesa della censura;
  • Analisi delle resistenze: se non ci sono idee o pensieri si suppone che stia agendo qualche resistenza che viene a questo punto analizzata; avvicinandosi al nucleo patogeno le resistenze (che operano mediante i meccanismi di difesa) diventano più forti;
  • Analisi dei sogni: essi sono un appagamento mascherato di un desiderio inappagato o rimosso, è un compromesso fra pulsione e censura e solo analizzandoli a ritroso se ne può trovare il contenuto latente;
  • Analisi del transfert (spostamento sull’analista dei conflitti interni che sono frutto di relazioni reali o fantasmatiche vissute dal soggetto nell’infanzia): esso può essere positivo (affettuoso) o negativo(ostile) riproducendo la corrispondente qualità del complesso di Edipo. Il transfert permette di spezzare l’amnesia infantile che non consente di arrivare al nucleo nevrotico e attivare l’affetto rimosso che è sempre stato connesso alla rappresentazione. Il transfert può diventare una resistenza sia quando è positivo (il paziente rinuncia alla guarigione pur di proseguire il rapporto affettivo col terapeuta) che quando è negativo (il paziente non vuole guarire per dispetto). Esiste anche uncontrotransfert (fenomeno analogo nel terapeuta) ed è altrettanto pericoloso perché esserne sopraffatti potrebbe mettere in pericolo la regola dell’astinenza e difendersene potrebbe ridurre l’empatia nei confronti del paziente;
  • Fine dell’analisi: è impossibile da stabilire a priori ma dovrebbe avvenire dopo:
  1. La risoluzione della nevrosi infantile
  2. La risoluzione della nevrosi di transfert
  3. La presa di coscienza dei conflitti nevrotici rimossi
  4. La genitalizzazione delle pulsioni parziali (rimaste bloccate a fasi precedenti dello sviluppo)
  5. L’aumento dell’autonomia dell’Io rispetto alle pulsioni dell’Es e al dispotismo del Super-Io.
Nella fase finale della terapia subentra nel paziente l’angoscia di separazione (che può causare depressione) che va analizzata e risolta.
Il processo analitico, nato originariamente per la cura dei sintomi nevrotici, si è trasformato in un processo di radicale cambiamento della personalità ed è pertanto impossibile che giunga ad una reale conclusione.
Forze in gioco nel rapporto analitico: esse possono favorire il buon esito della terapia (positive) o sfavorirlo (negative). Fra le positive vi sono:
  1. Alleanza terapeutica: buona collaborazione fra terapeuta e parte più matura dell’Io del paziente;
  2. Transfert positivo: facilita la comunicazione degli aspetti solitamente rimossi della personalità;
  3. Tendenza del rimosso a cercare una vita d’uscita per l’effetto catartico che ne consegue;
  4. Presenza di alcuni tratti del Super-Io che impongono al paziente di fare ciò che si è preposto.
Fra le forze negative (che sfavoriscono il processo terapeutico):
  1. Fattori inconsci e irrazionali che tendono a perpetuare le difese nevrotiche perché i sentimenti che ne sono alla base sono troppo dolorosi;
  2. Transfert negativo: contrasta l’analisi del terapeuta;
  3. Masochismo: tendenza a non volere abbandonare le proprie sofferenze;
  4. Guadagno secondario: derivante dalla malattia alla quale il paziente non è disposto a rinunciare (ad esempio la compassione altrui per la propria sofferenza).

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