Ma non poteva stupire chi conosce la logica dei boss delle organizzazioni criminali: El Chapo voleva semplicemente fare un film su se stesso. Come ho già scritto in Gomorra, e detto in molte occasioni, spesso si è inclini a credere che sia il cinema a guardare al mondo criminale, mentre molte volte è vero esattamente il contrario: è il mondo criminale che guarda al cinema. I boss sanno che buona parte del miglior cinema e delle migliori serie tv hanno come focus il mondo criminale, e quindi vogliono provare a partecipare alla loro produzione. In questo modo potranno guidare la loro rappresentazione a proprio piacimento per mostrare il loro eroismo e le loro vittorie sull'autorità. È sostanzialmente per questo che, dal Messico all'Italia, le organizzazioni criminali hanno ispirato film o ne hanno tratto ispirazione.
Al Capone, il gangster americano, fu il primo a farlo. Fu proprio il suo soprannome, "scarface", lo sfregiato, a dare nel 1932 il titolo al film di Howard Hawks. Il boss di Chicago inviò sul set a Hollywood alcuni dei suoi uomini per capire come lo stessero ritraendo e soprattutto per assicurarsi che non lo stessero rappresentando come un killer da quattro soldi. In un'intervista avrebbe poi dichiarato poi di disprezzare i gangster movie del tempo, definendoli "terrible kids' stuff", cioé robaccia da ragazzini. Eppure si narra che custodisse assai gelosamente la sua copia personale del film di Hawks.
El Chapo, nell'intervista poi uscita sulla rivista americana Rolling Stone, non solo non nega di essere un narcotrafficante, ma si vanta di essere il più grande di tutti: "Ho fornito più eroina, metanfetamina, cocaina e marijuana che chiunque altro nel mondo. La mia flotta è composta da sottomarini, aeroplani, camion e barche". Racconta anche di come ricicla i suoi narcodollari, un segreto di solito gelosamente custodito dai mafiosi. Sean Penn cita John Gotti, defunto capo della famiglia Gambino di New York, che insisteva nel dire di essere un semplice uomo d'affari. Ma potremmo citare anche altri mafiosi (Pablo Escobar, o il boss della mafia russa Semion Mogilevich) che dicevano di guadagnarsi da vivere esportando fiori o vendendo grano e frumento. El Chapo, invece, si vanta delle sue capacità criminali. E lo fa perché sa che la sua vita potrebbe diventare un gran film. E sa anche che il mondo sarà colpito dall'epopea di un uomo catturato, e poi evaso, molte volte.
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