Il consumo abituale di cocaina induce un'alterazione cerebrale: è una modificazione fisiologica che permette anche di spiegare il perché una persona che consuma cocaina, persino dopo un
periodo relativamente lungo di astinenza, resta soggetta a un elevato rischio di ricaduta.
Lo rivela lo studio Resting state brain connectivity patterns before eventual relapse into cocaine abuse, condotto da ricercatori delle università Milano-Bicocca e Carlo Bo (Urbino) insieme all'Ospedale Niguarda (Milano) e al Sert 1 di Milano.
DOVE DI MENO, DOVE DI PIÙ. Per dimostrare questa alterazione, fino a oggi solo ipotizzata, i ricercatori hanno misurato il livello di organizzazione funzionale delle reti cerebrali in stato di riposo di 18 ex consumatori abituali di cocaina in astinenza da cinque mesi.
Il confronto fra questo campione e 19 persone non tossicodipendenti ha permesso di localizzare una riduzione della connettività funzionale fra il nucleo accumbens - una regione profonda del cervello, importante per la motivazione - e la corteccia dorsale prefrontale, implicata nel controllo cognitivo del comportamento.
Il nucleo accumbens mostrava invece una maggiore connettività con la regione orbitale del lobo frontale, struttura che codifica il valore edonico delle ricompense. In otto dei pazienti che sono ricaduti nel consumo di cocaina tre mesi dopo le rilevazioni, l'alterazione è risultata ancora più evidente.
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