sabato 31 marzo 2018

Da Corto Maltese a Federico Fellini, 10 curiosità sul mondo dei fumetti

Molti di noi sono cresciuti con loro, hanno passato interi pomeriggi in loro compagnia, li hanno regalati e scambiati per conoscerne altri, si sono innamorati delle case editrici che gli hanno dato la vita e li hanno seguiti nelle loro successive avventure e trasformazioni. Per questo pensiamo di sapere tutto di loro e del loro mondo. Ma, ti sorprenderà sapere che…
 1) The Yellow Kid: il primo fumetto moderno
Nel 1894 sulla rivista «Truth», all’interno della serie Hogan’s Alley, appare il protagonista: The Yellow Kid. Si tratta di una strip, una striscia, che avrà molto successo ogni domenica sul quotidiano «New York World» di Joseph Pulitzer, creatore dell’omonimo premio. Yellow Kid è un bambino con i denti sporgenti, sempre vestito con una camicia da notte gialla lunga fino ai piedi su cui l’autore scrive i dialoghi. Sarà poi lui il primo a parlare per la prima volta attraverso i balloon, detti appunto fumetti. Anche per questo The Yellow Kid viene convenzionalmente considerato da molti il primo fumetto moderno.

2) Il Giornalino della Domenica, il fumetto per i bambini borghesi
Il 24 giugno 1906 nelle edicole italiane appare per la prima volta il settimanale «Il giornalino della Domenica». Lo ha creato Luigi Bertelli, alias Vamba — nome tratto da Ivanhoe —, per i bambini dell’appena nata borghesia dell’Italia unita. È dunque destinato a quelli che sanno leggere, scrivere e che, soprattutto, hanno i soldi necessari per comprarlo. Tra le firme eccellenti compaiono: Edmondo de Amicis ed Emilio Salgari. E tra i disegnatori: Sergio Tofano e Filiberto Scarpelli.

3) Il Signor Bonaventura diventa miliardario
«E qui comincia la sventura del signor Bonaventura…» chi ricorda ancora il celebre incipit con cui si dava principio alle storie del signor Bonaventura? Ecco, come forse tutti sanno alla fine di ogni bizzarra avventura il signor Bonaventura vinceva «un milione» di lire che per l’epoca, il 1917, era ovviamente una cifra astronomica. Forse non tutti ricordano, però, che negli anni Cinquanta, alle soglie del boom economico, per rendere più verosimile l’entità economica della vincita, si passò ad «un miliardo».

4) Federico Fellini ha iniziato come fumettista
La compenetrazione tra cinema e fumetti è esistita da sempre. Oggi, infatti, siamo abituati a vedere ogni anno film tratti da fumetti. In Italia accade meno, ma in pochi sanno che da quel grande laboratorio creativo che era il «Marc’Aurelio» — su cui venivano pubblicati numerosi fumetti — uscirono autori cinematografici del calibro di Age&Scarpelli, Metz&Marchesi, Stefano Vanzina, Cesare Zavattini, Ettore Scola e Federico Fellini.

5) Batman e Superman, simboli del New Deal
«Sventurata la terra che ha bisogno di eroi» scriveva Bertold Brecht. L’America degli anni Trenta, quella del New Deal, effettivamente ne ha un disperato bisogno. Ed ecco che la DC Comics ne sforna due destinati ad entrare nella storia: Batman e Superman. Due eroi mascherati, simboli ognuno a modo loro della ripresa economica e morale degli Stati Uniti, che combattono il Male con supergadget e superpoteri.

6) Daredevil venduto per una “dose”
Anche Daredevil racconta le trasformazioni storiche e culturali degli Stati Uniti. Nato negli anni Sessanta, l’audace eroe senza paura, ma anche senza vista, giunge in edicola in contemporanea con l’invio delle prime truppe in Vietnam. Daredevil rappresenta il supereroe del dubbio e della crisi, e la sua evoluzione segue quella dell’America. Non a caso in un episodio negli anni Ottanta (Born again) la sua segretaria Karen, diventata tossicodipendente, venderà l’identità  di Daredevil per una dose di droga.

7) La Marvel viva per miracolo
Nel 1937 l’editore Martin Goodman, fondatore della celebre Marvel Comics, è in luna di miele con sua moglie in Europa. Per il viaggio di ritorno Goodman decide di volare con il dirigibile Hindenburg, ma non fa in tempo a comprare i biglietti e così cambierà i suoi piani. Come tutti sappiamo, l’Hindenburg prenderà fuoco e, inghiottito dalle fiamme, provocherà la morte di tutto l’equipaggio. Se Goodman avesse trovato i biglietti, ovviamente, la Marvel Comics non sarebbe mai esistita.

8) Burt Lancaster è Corto Maltese
Sulle avventurose vicende di Corto Maltese, splendido personaggio disegnato da Hugo Pratt, si sono avvicinati, nel corso degli anni, numerosi produttori e registi per cavarne un film. Il continuo «no» dell’autore, però, ha sempre bloccato l’inizio delle riprese. Il motivo? La mancanza di un attore realmente adatto. L’unico che l’avrebbe potuto interpretare, a detta di Pratt, sarebbe stato Burt Lancaster, ma solo da giovane. O al massimo David Bowie. Ecco perché ad oggi non sono mai stati realizzati film su uno dei personaggi più celebri dei fumetti.

9) Quel nazista di Tintin
Il simpatico personaggio di Tintin, ideato dal belga Hergé (Georges Remi) è stato più volte tacciato di filo-nazismo. Nel 1992, infatti, l’85enne Léon Degrelle, ex ufficiale delle SS belga, ha scritto un volumetto dal titolo: Tintin, mon ami, nel quale sostiene che l’autore del fumetto si sia ispirato a lui per creare il famoso giornalista con la cresta. Per anni si sono enfatizzate le eventuali tracce di antisemitismo presenti in alcune tavole uscite durante l’occupazione tedesca, come ne L’Etoile mystérieuse, dove gli amici di Tintin sono tutti cittadini di Paesi dell’Asse e i nemici solo americani. Ma l’autore Hergé, ovviamente, ha sempre negato.

10) I Puffi, nati da una saliera
Alla fine degli anni Cinquanta Pierre Culliford, noto fumettista belga, detto Peyo, disegna per la prima volta i personaggi che gli avrebbero donato gloria eterna: i Puffi. Le piccole creature immaginarie di colore blu, alte due mele o poco più, raccolgono da subito un successo planetario. Nasceranno cartoni animati e film (anche in 3D) realizzati fino ai giorni nostri. Ma forse non tutti sanno che il loro nome originale Schtroumpfs era nato, per caso, nel 1958, nel bel mezzo di una cena. Peyo aveva chiesto ad un amico di passargli una saliera, ma non gli sovveniva il nome. Così disse: «Passami il… Puffo» e poi scoppiò in una risata. L’amico scherzosamente rispose: «Ecco il tuo puffo. Quando avrai finito di puffare, ripuffalo al suo posto!». I due risero assai di questa cosa e per il resto della vacanza parlarono in questo modo. Così Peyo, tornato a Bruxelles, decise di chiamare Puffi i personaggi che aveva da poco cominciato a disegnare.

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