martedì 17 aprile 2018

Ci sono state civiltà terrestri prima della nostra?

Non facciamo che interrogarci sull'esistenza (e la reperibilità) di civiltà aliene, ma come facciamo a essere certi che la nostra sia l'unica civiltà che abbia mai
messo piede sulla Terra? Se milioni di anni fa un'altra popolazione non umana avesse lasciato tracce della sua esistenza sul Pianeta, sapremmo ritrovarle?

La domanda è al centro di un'analisi pubblicata sull'International Journal of Astrobiology, ben illustrata sul sito dell'Atlantic. Siamo abituati a considerare "civiltà scomparse" quelle che hanno lasciato dietro di sé rovine di sontuosi palazzi, statue e sculture. Reperti di questo tipo sono l'ideale per studiare popolazioni vissute e sparite alcune migliaia di anni fa. Ma se consideriamo una distanza temporale di decine, centinaia di milioni di anni fa, le cose si complicano.

CHE COSA CERCARE? A partire dalle basi: la più grande superficie di terra estesa e "piatta", non rimescolata da processi geologici, si trova nel Deserto del Negev (Israele) e risale a 1,8 milioni di anni fa. Le superfici più antiche rispetto a questa data sono visibili in sezione in campioni di roccia, rimescolate da processi vulcanici, o sono finite polverizzate dall'erosione. Inutile pensare di trovarne ancora traccia.

Certo, ci sono sempre i fossili. Ma solo una minuscola frazione dei resti di viventi fossilizza correttamente, e questa possibilità dipende dall'habitat e dal tempo a disposizione. Sarebbe per esempio molto facile non avere tracce fossili di una civiltà vissuta "soltanto" per 100 mila anni, un periodo comunque 500 volte più esteso della "nostra" civiltà industriale.

DIETRO DI NOI... Potremmo chiederci su quali prove dovrebbe basarsi la ricerca di una presunta civiltà Siluriana (un termine che gli autori dello studio hanno tratto dal Dr. Who: è il nome di una civiltà di Rettili precedente l'umanità). Per provare a rispondere, consideriamo quali tracce lascerebbe la civiltà umana, se si estinguesse adesso.

Tra 100 milioni di anni, i geologi rintraccerebbero nei sedimenti terrestri le tracce del massiccio uso di fertilizzanti azotati cui ricorriamo per sfamare 7 miliardi di bocche. Troverebbero residui delle terre rare che estraiamo per soddisfare la nostra ossessione per la tecnologia. E, senza dubbio, raccoglierebbero plastica: l'onnipresente residuo dell'Antropocene arrivato fino all'Artico, entrato nel ciclo dell'acqua e nella catena alimentare, finirà degradato in micro-frammenti che si depositeranno in uno spesso e rintracciabile strato sui fondali oceanici.

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