Fare colpo sulle partner è per i maschi fondamentale, per assicurarsi una discendenza. Ma se un aspetto molto appariscente può sembrare una strategia efficace nel breve periodo, non è detto lo sia anche a lungo termine.
UNA QUESTIONE DI PRIORITÀ. Dalle code dei pavoni alle colossali dimensioni dei maschi di elefante marino (che arrivano a pesare il triplo delle femmine), il mondo animale è ricco di esempi di dismorfismo sessuale - la differenza morfologica tra esemplari di sesso diverso in una stessa specie. La necessità di trasmettere i propri geni alle successive generazioni è talmente pressante, da spingere i maschi a investire risorse ed energie nello sviluppo di caratteri sessuali primari o secondari che attirino l'attenzione delle partner.
Già in passato si è ipotizzato che le specie che mostrano un più spiccato dismorfismo sessuale abbiano a disposizione minori risorse per adattarsi ai cambiamenti imposti, per esempio, dal clima o dal loro habitat. Ma capire in che modo il dismorfismo sessuale abbia influito sulla sopravvivenza di una specie è una vera impresa, perché difficilmente è possibile risalire al genere di un esemplare fossile.
BEN RICONOSCIBILI. Diverso è il discorso per gli Ostracodi, piccoli crostacei che abitano la Terra da 500 milioni di anni, protetti da conchiglie calcaree a chiusura ermetica grandi come semi di papavero. I maschi hanno corpi e conchiglie più allungate, le femmine, più piccole e tozze: differenze visibili anche nei reperti fossili di questi animali. La forma oblunga degli esemplari maschi non è casuale: conchiglie allungate alloggiano organi sessuali più lunghi, capaci probabilmente di produrre più spermatozoi e assicurarsi un migliore successo riproduttivo.
Nessun commento:
Posta un commento