mercoledì 27 giugno 2018

L’Antartide rimbalza verso l’alto

Prima di leggere prendete un pezzo di sughero - meglio se più grande di un tappo, anche se comunque va bene lo stesso - e mettetelo in una bacinella d'acqua.
Galleggia (ovvio): ora metteteci sopra un peso. Vedrete il sughero affondare, di tanto o di poco in rapporto al peso. Infine, togliete il peso: il sughero tornerà dov'era. Sarà banale, ma...

Fatto l'esperimento di idraulica riuscirete a "vedere" che la stessa cosa succede quando la crosta terrestre viene ricoperta da qualche chilometro di spessore di ghiaccio, per esempio in Antartide: in questo caso il mantello fa da fluido sottostante, la crosta fa da sughero e il ghiaccio da peso. Che succede quando togliete il peso?

Circa 20.000 anni fa, quando era in atto l'ultima glaciazione, sia l'Antartide sia la Groenlandia (al capo opposto della Terra) erano ricoperte quasi completamente da uno spessore di almeno 3 chilometri di ghiaccio. Sembra che durante quel periodo la terra al di sotto dei ghiacci più spessi sia sprofondata di circa 500 metri. Ora, un po' in tutto il mondo, dall'Islanda alla Norvegia, dalla Groenlandia al Canada, la crosta terrestre è in fase di risalita, dopo la fine della glaciazione, avvenuta circa 10.000 anni fa.

Antartide, mantello terrestre, crosta continentale, rimbalzo post glaciale, glaciazione, magmi
La zona dove è stata rilevata la maggiore velocità di rimbalzo post glaciale. | ESA

IL MISTERO DELL'ANTARTIDE. Quello che succede in Antartide va però al di là di ogni spiegazione. Nella regione occidentale del grande continente ghiacciato il fenomeno della fusione glaciale è più evidente che in altre parti dell'immensa isola ed è in atto quello che i geologi si aspettano, ossia il "rimbalzo post-glaciale". Ma la risalita della crosta avviene alla velocità di 41 millimetri l'anno (4 centimetri!): una enormità, se si pensa che in Scandinavia il substrato roccioso risale di circa 10 millimetri l'anno e in Groenlandia la risalita tocca i 30 millimetri annui.

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La distribuzione delle stazioni GPS che, con i dati del satellite GOCE, hanno permesso di ottenere misure estremamente precise della risalita della crosta.

Le misure sono estremamente precise e affidabili, frutto di anni di rilevamenti eseguiti con stazioni GPS e satellitari. Valentina Barletta, ricercatrice del National space institute danese, e il suo team hanno analizzato i dati raccolti nell'arco di anni dal satellite GOCE, dell'Agenzia spaziale europea. «Lo studio dei dati ha permesso di scoprire che il mantello che sta sotto la crosta è molto fluido rispetto ad altre aree contingue e che da quando il ghiaccio ha iniziato a fondersi dopo l'ultima glaciazione e la crosta ha incominciato a risalire verso l'alto, il materiale che lo costituisce si muove molto velocemente», commenta la ricercatrice (lo studio è pubblicato su Science).

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Il satellite GOCE, dell'Agenzia spaziale europea, in orbita dal 2009 al 2013, era equipaggiato per analizzare le variazioni del campo gravitazionale terrestre. È anche grazie ai suoi dati che oggi si ritiene che il mantello sotto la crosta antartica sia molto fluido. | ESA

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