martedì 7 giugno 2016

Corri, il cervello resta giovane!

Se correte regolarmente, non sarà solo il vostro giro vita a beneficiarne ma anche il cervello: in che modo? Si sa da tempo che l’esercizio fisico è in grado di ridurre in modo significativo il rischio di malattie vascolari cerebrali. Una recente ricerca, pubblicata su Stem Cells, ha di
recente dimostrato come la progressiva scomparsa delle cellule staminali neuronali durante l’età adulta sia un processo reversibile. I ricercatori dell’Istituto di biologia cellulare e neurobiologia del Consiglio nazionale delle ricerche di Roma hanno dimostrato, per la prima volta, che la corsa sarebbe in grado di rallentare e “bloccare” il processo di invecchiamento cerebrale e di stimolare la produzione di nuove cellule staminali, che  vanno a compensare la perdita di cellule nelle zone più “a rischio” del cervello, come quella deputata alla conservazione delle nuove informazioni,  migliorando cosi le  capacità mnemoniche dei soggetti in età avanzata.
Dal divano alla corsa in 10 mosse: ecco come

L’esercizio fisico fa bene alla memoria

Come spiega Stefano Farioli-Vecchioli, coordinatore dello studio, l’esperimento è stato condotto su cavie da laboratorio con deficit neuronali e comportamentali, e si è costatato che nel cervello adulto un esercizio fisico aerobico fatto in modo costante, come la corsa, blocca il processo d’invecchiamento e stimola una massiccia produzione di nuove cellule staminali nervose nell’ippocampo, aumentando  cosi le prestazioni mnemoniche. In sostanza quando si compie un’attività fisica di questo tipo, non solo s’inverte il processo di perdita di cellule staminali, ma si verifica un’iper-proliferazione cellulare con un effetto duraturo nel tempo.

Una ricerca che apre nuove prospettive

Questo studio, può aprire nuovi scenari nello studio dei fenomeni degenerativi del sistema nervoso centrale. Questa scoperta ha dato  le basi per ulteriori ricerche mirate ad aumentare la proliferazione delle staminali adulte nell’ippocampo: i risultati potranno  avere delle implicazioni molto importanti per la prevenzione dell’invecchiamento  cerebrale. Il prossimo passo sarà verificare questi dati su malattie quali Alzheimer, Parkinson oppure su cavie con un pregresso evento ischemico che abbia provocato un’elevata mortalità neuronale: si potrà verificare se isolando e trapiantando le cellule staminali “iper-attivate” si possa raggiungere una adeguata rigenerazione delle zone del cervello danneggiate permettendo quindi ai soggetti di recuperare le facoltà perdute.

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