lunedì 29 agosto 2016

L’autunno caldo di Angela Merkel

Non saranno mesi facili per Angela Merkel. La Cancelliera sta incontrando il primo vero grande momento di difficoltà politica da quando, nell’ormai lontano 2005, ha preso la guida del governo tedesco. Non che siano mancati altri periodi di flessione nel suo
(finora) triplo mandato, ma la sensazione è che questa volta la questione sia più seria. Sì, perché, per la prima volta nel dopoguerra, in Germania si sta affermando una forza politica a destra del blocco democratico-cristiano. E non è cosa da poco.
Il fatto politico che sta sconvolgendo la geografia politica tedesca è noto a tutti ed ha un nome preciso: emergenza migranti. La situazione economica continua a essere rosea, lavoro e welfare garantiscono alti livelli di qualità della vita, ormai da anni la Germania si è affermata come potenza egemone all’interno dell’Unione Europea e dal punto di vista politico, la grande coalizione tra gli avversari storici (Cdu-Csu e Spd) ha smesso di essere un esperimento ed è ormai un asse in grado di garantire stabilità e buon governo. Apparentemente i tedeschi, dunque, non avrebbero di che lamentarsi.
A sparigliare tutto è la gestione dell’ondata di profughi che da più di un anno sta tenendo banco nel dibattito pubblico. La scelta di Angela Merkel, fin da subito, è stata molto chiara: porte aperte ai migranti che scappano da guerre e carestie, il motto “ce la faremo” che fa rapidamente il giro di tutto il Paese. Un primo momento di forte condivisione nazionale, con alcune immagini passate alla storia come i cittadini che accolgono i profughi tra gli applausi alla stazione centrale di Monaco e gli striscioni Refugees welcome che riempiono gli spalti degli stadi della Bundesliga.
Con il passare dei mesi, però, la situazione si fa via via più tesa. Benché non insufficiente (anzi) la gestione dell’enorme flusso di persone – un milione nel solo 2015, per la maggior parte provenienti da Siria, Iraq e Afghanistan – si rivela assai problematica, tanto che è la Merkel in persona a spingere per un accordo con Turchia per il blocco dei migranti. E poi la minaccia terroristica che si fa sempre più pesante, l’aggressione di massa alle donne alla stazione di Colonia nella notte di Capodanno, i fatti di Monaco, di Ansbach, di Wurzburg: tutti fattori che hanno cambiato la percezione dei tedeschi nei confronti della politica dell’accoglienza.
Ma se da una parte Frau Merkel non cede, tira dritto (con un’inedita incuranza per quelli che sono gli umori dei suoi concittadini) dicendo che le politiche di asilo non cambieranno, dall’altra cresce il malcontento e, insieme, la capacità di cavalcare questo consenso da parte delle forze politiche avverse e non solo. La formazione anti-immigrazione di Alternative für Deutschland accresce il proprio consenso arrivando a superare in alcune aree del Paese il 20% delle intenzioni di voto. Parallelamente cala il gradimento dei tedeschi nei confronti di quella che fino a un anno fa era per tutti la Mutti del popolo. Un ultimo sondaggio racconta che il 50% dei cittadini è contrario a una sua ricandidatura per un quarto mandato alla guida della Germania, contro un 42% favorevole.
Ma che farà lei? Sarà di nuovo in campo alle elezioni dell’autunno del 2017 per sfidare la storia e allungare il suo mandato di altri quattro anni? Per ora nicchia, dice che deciderà a tempo debito. Quel che succederà ce lo diranno i prossimi mesi. Già a settembre ci saranno due appuntamenti decisivi: domenica prossima con le elezioni nel land del Meclemburgo-Pomerania Anteriore(dove c’è il collegio elettorale della Merkel e dove AfD è accreditato di un potenziale 21%) e tra due settimane nella città di Berlino.

Nessun commento:

Posta un commento