sabato 24 dicembre 2016

Le renne frenano il global warming

Nei mesi invernali, alle renne di Babbo Natale si chiede soltanto di essere veloci. Durante i mesi estivi, però, questi animali potrebbero avere un ruolo persino più nobile del consegnare regali.
Uno studio pubblicato su Environmental Research Letters rivela che, quando Rudolph (la renna dal naso rosso) e amici riducono, brucando, altezza e quantità della tundra artica, l'albedo superficiale - cioè la quantità di radiazione solare riflessa dalla Terra nello Spazio - aumenta. Con essa aumenta il calore che il nostro pianeta respinge, e l'effetto è abbastanza importante da emergere a livello regionale.
DATI INCROCIATI. Gli scienziati dell'università di Umeå, in Svezia, hanno combinato simulazioni computerizzate sulla forma della superficie terrestre con dati sull'albedo e sulla copertura di vegetazione nell'area di Reisadalen a Troms, Norvegia, in un campo in cui erano disponibili quattro diversi tipi di vegetazione per altezza e distribuzione.

Hanno stimato l'attività delle renne campionandone il letame e osservando il calpestio della vegetazione, e si sono accorti che la presenza degli animali cambia la quantità di vegetazione a cespuglio presente nella tundra.

TOCCASANA. Questi interventi sul fogliame e sull'altezza delle piante comportano un significativo aumento dell'albedo proprio nella stagione di crescita dei vegetali, e una riduzione della radiazione solare netta (il rapporto tra la radiazione incidente e la componente riflessa o riemessa in atmosfera). Insomma le aree più intensamente brucate assorbono meno calore. Lo studio conferma l'importanza della tutela e corretta distribuzione degli erbivori nella lotta al riscaldamento globale.

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