giovedì 22 dicembre 2016

Tachicardia: e se fosse una “ribellione” del cuore?

Tutto quello che succede al nostro corpo non è solo un problema meccanico o chimico, ma anche psicologico. Le patologie cardiache non sfuggono a questa regola, come dimostra la storia di Marta, che 
inizia un percorso di psicoterapia. Ecco il suo racconto: "Da circa un anno sono frequentemente assalita da crisi di tachicardia sempre più forti e il mio cardiologo ha ipotizzato che, se la cosa dovesse aggravarsi, si renderà necessaria una cardioversione, perché il mio cuore sta viaggiando a velocità pericolose".
In psicoterapia, Marta si presenta così: puntualissima, anzi in leggero anticipo, indossa un tailleur elegante, ma molto “serio”. Il suo trucco non è troppo evidente, ma curato, così come lo sono i capelli. Insomma, una donna dall’aria molto controllata e sicura di sé. Persino la borsa non è del tutto femminile, mi ricorda la cartella di una dirigente. L’unica nota strana sono le scarpe: tacchi alti di un vivace colore rosso scuro... 

Troppa serietà fa male al cuore

"Non capisco perché il mio cuore accelera così da circa un anno. Cosa può influenzarlo? Ho letto che è l’organo che controlla le emozioni, ma io sto vivendo una vita molto tranquilla". "Forse troppo tranquilla?»", domanda la psicoterapeuta. "Il suo cuore forse le sta dicendo che ha bisogno di vivere seguendo ritmi differenti da quelli che si è imposta ultimamente. Cosa la faceva sentire bene prima, cosa è cambiato dall’inizio dell’aritmia?". 
Ecco la risposta: "Beh, il lavoro di prima mi faceva viaggiare spesso, dagli Stati Uniti alla Cina, e così potevo scoprire modi di vivere diversi e ogni volta nuovi. Io so lasciarmi andare e divertirmi nelle culture più diverse in cui mi capita di lavorare e ho avuto anche brevi relazioni sentimentali con uomini che non avrei mai pensato di frequentare. Era un lavoro un po’ pazzo, come vivere in un luna-park: molto divertimento e molta gioia in un ambiente per niente formale". 
A queste parole Marta cambia il suo modo di stare seduta: si passa le mani tra i capelli, scompigliandoli, sorride con aria birichina e accavalla le gambe scoprendole senza preoccuparsene. Sembra essere tornata di colpo quella di Hong Kong o di New York che stava descrivendo. "Poi però ho trovato un lavoro diverso: finalmente sono pagata bene, ma in cambio occorre che sia sempre molto razionale, seria e professionale in ogni circostanza". 

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