martedì 24 gennaio 2017

IL CAMBIAMENTO CLIMATICO NON FA NOTIZIA

 Nonostante i numerosi danni socio-economici e ambientali che fanno del cambiamento climatico una delle principali minacce che incombono sull’umanitàquesta questione, con le sue relative drammatiche conseguenze e le possibili soluzioni, è stata ampiamente ignorata da alcuni degli organi di informazione più influenti a livello mondiale.
«È incredibile che in un anno in cui abbiamo registrato temperature record, 32 gravi siccità e perdite di raccolti di entità straordinaria i media non mettano le notizie sul cambiamento climatico in prima pagina. Il cambiamento climatico è la sfida più grande che oggi il nostro mondo si trovi ad affrontare e il modo in cui i media lo descrivono è di vitale importanza per prevenire crisi future» ha commentato Kanayo F. Nwamze, il presidente dell’IFAD, il Fondo internazionale per lo Sviluppo Agricolo. Per questo motivo l’organizzazione ha elaborato il dossier “La storia non raccontata: il cambiamento climatico non fa notizia”, presentato al Centro Servizi Alessi, in occasione del Festival internazionale del Giornalismo di Perugia.
Questo rapporto analizza l’ampiezza della copertura mediatica in Europa e negli Stati Uniti relativa al cambiamento climatico prima e dopo la COP 21. La ricerca è stata effettuata tramite un’analisi dei contenuti delle notizie pubblicate e trasmesse da alcuni tra gli organi di informazione più diffusi: RAI e LA7 in Italia, TF1 e France 2 in Francia, BBC e Channel 4 nel Regno Unito e CBS e NBC negli Stati Uniti, oltre alle prime pagine delle edizioni cartacee di “Le Monde” e “Libération” in Francia, “Corriere della Sera” e “La Repubblica” in Italia, “The Guardian” e “Daily Mail” nel Regno Unito e “New York Times” e “USA Today” negli Stati Uniti. Si è inoltre proseguita la ricerca con uno studio di gruppi campione, costituiti da lettori e ascoltatori abituali di giornali e telegiornali in Francia e Regno Unito.
I risultati sono sconfortanti: sia prima che dopo la conferenza di Parigi le notizie riguardanti il cambiamento climatico erano praticamente inesistenti; le già scarse notizie sugli effetti del cambiamento climatico (dalle migrazioni all’insicurezza alimentare ecc.) si sono dimezzate nei mesi successivi alla COP 21, e raramente venivano intervistate le persone direttamente colpite dall’impatto di questo fenomeno. I media tendono infatti a rapportarsi, più che con i singoli individui con le istituzioni, in quanto difficilmente gli organi di informazione recepiscono i collegamenti esistenti tra fenomeni quali cambiamento climatico e perdita dei raccolti agricoli, insicurezza alimentare, conflitto e migrazioni dai paesi in via di sviluppo.
Si è notata inoltre la tendenza a considerare le sfide poste dal cambiamento climatico nell’ambito dell’agricoltura come temi di rilevanza nazionale, e non come conseguenze dell’inquinamento globale. Per quanto riguarda le migrazioni invece non vi è particolare attenzione da parte dei media a concentrarsi sulle cause del fenomeno (se non per quanto riguarda le migrazioni legate a guerre e conflitti).
Secondo i risultati di questa ricerca il pubblico riscontra che le notizie sul cambiamento climatico siano spesso melodrammatiche o troppo noiose, e che non diano strumenti per contrastare il problema.
Nonostante questo i lettori si sono dimostrati interessati ai problemi generati dal cambiamento climatico e alle possibili soluzioni per arginarli, richiedendo maggiori informazioni e maggiori spazi nei mezzi di comunicazione.
Anche oggi, dando un’occhiata ai principali giornali italiani, si può notare come a pochi giorni dalla ratifica della COP 21, che avverrà il 22 aprile 2016 Giornata Mondiale della Terra, di cambiamento climatico nei giornali se ne parla ben poco. La maggior parte delle notizie sul cambiamento climatico si ritrova nelle testate specialistiche, mentre nelle testate principali se ne parla solo in maniera superficiale, e queste notizie non sono mai messe in particolare rilievo o in prima pagina.

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