Non è sempre facile mettere alla prova i tragitti evolutivi che una specie ha percorso, e quindi confermare o smentire un’idea degli evoluzionisti. Troppe sono le variabili in gioco, e anche minime variazioni difficili da
rintracciare possono cambiare totalmente la storia di un animale o una pianta.
Un gruppo di ricercatori statunitense ha provato, in un modello piuttosto semplice, a studiare un’ipotesi “storica” di evoluzione: che le mutazioni di un enzima particolare conferissero a un insetto un trucco metabolico che a sua volta aumentava il successo evolutivo (tecnicamente, la fitness). Questa capacità avrebbe infatti consentito alla specie di vivere in un ambiente nuovo e più ricco di cibo. Sembra che le cose non siano andate così.
CHI SOPPORTA L'ALCOL. La specie coinvolta è il comunissimo moscerino della frutta (Drosophila melanogaster). A differenza di specie simili e imparentate, questo piccolo insetto riesce a vivere e prosperare anche in ambienti molto ricchi di alcol etilico, come la frutta decomposta. Altri moscerini, come Drosophila simulans, non sono capaci di sopravvivere in un ambiente troppo alcolico.
Si pensava quindi, e alcuni esperimenti di qualche decennio fa l’avevano confermato, che questa capacità potesse essere derivata da mutazioni avvenute in un enzima particolare, l’alcol deidrogenasi (Adh); dopo alcune mutazioni, l’enzima digerisce molto più velocemente l’alcol e quindi apre alla drosofila una nicchia ecologica fino a quel momento non sfruttata da altri moscerini. Con un evidente vantaggio evolutivo.
GENE RICOSTRUITO. Ma è vera quest’ipotesi, proposta circa 25 anni fa da Martin Kreitman e John McDonald dell’università di Chicago? Per metterla alla prova, gli studiosi hanno iniziato cercando di ricostruire la struttura e la funzione dell’Adh prima che subisse le mutazioni presenti nell’odierno moscerino della frutta, da due a quattro milioni di anni fa.
Una volta in possesso della sequenza della proteine, ne hanno ricostruito il gene e l’hanno inserito in una drosofila moderna. In questo modo hanno creato una specie di chimera, con un corpo attuale ma un enzima “antico”, che, secondo l’ipotesi, avrebbe dovuto essere meno efficace di quello odierno.
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