Qualcuno si ricorda il film “The beach” con Leonardo Di Caprio? La storia di quell’isola sperduta in cui gli abitanti vivono in una sorta di società utopica, che ben presto si rivela peggio di una galera e dalla quale tutti cercano di scappare?
Ma il modello innovativo e coinvolgente che fa piazza pulita del passato e restituisce il potere di decidere ai cittadini è finito quando hanno iniziato a governare, come nel caso di Roma. E così quel sogno, o sarebbe meglio dire quella favola dell’autodeterminazione e della politica fatta e controllata dai cittadini, non solo è svanito ma si è trasformato addirittura in un incubo.
Basta appunto pensare a ciò che accade, da quasi un anno, nella Capitale. La sindaca Raggi, eletta a furor di popolo, è riuscita a collezionare nel giro di poche settimane – e ahinoi continua a farlo – brutte figure e pessime scelte amministrative.
Non solo: per non ammettere la sua incapacità nel governare Roma il Movimento 5 Stelle e in questo caso il suo dominus Beppe Grillo hanno dovuto via via riaggiornare le regole interne – prima intransigentissime – per evitare di dover espellere la loro stessa prima cittadina.
Fino a qualche mese fa bastava un avviso di garanzia (che, com’è noto, è a garanzia dell’indagato) per scatenare le truppe grilline e chiedere, a suon di post e tweet, le dimissioni di un amministratore avversario. Quando quello stesso avviso è stato recapitato alla Raggi, Grillo ha fatto marcia indietro sostenendo che bisogna attendere la fine del processo per cacciare un politico. Noi lo sosteniamo da sempre.
Ma Grillo d’altra parte decide vita, morte e miracoli del Movimento. Come le espulsioni o come l’esito delle consultazioni democratiche fra i militanti.
Il culmine è stato toccato qualche giorno fa a Genova, con la vittoria di Marika Cassimatis quale candidata sindaco del M5S disconosciuta dal caro leader poche ore dopo perché al suo posto avrebbe preferito Luca Pirondini, sponsorizzato da Alice Salvatore. Detto fatto: risultato annullato e via a un nuovo sondaggio – nazionale e non più locale – con un candidato unico, il Pirondini naturalmente.
E’ chiaro che Grillo ha una concezione di democrazia tutta sua. Anzi l’unica che riconosce come tale è quella di chi la pensa come lui e accetta ogni sua decisione come oro colato.
Ma se non applichi le principali regole democratiche a casa tua, chi mi garantisce che non farai lo stesso alla guida del Paese? Se i 5 Stelle dovessero mai arrivare al governo, non si rischierà che tutto ciò che faranno verrà dettato dalle bizze di un comico milionario che un giorno vuole distruggere i computer e l’altro discetta del potere della rete e di un’azienda informatica?
Senza contare che sappiamo bene quello che tocca a coloro che osano dissentire o criticare il capo: gogna mediatica e insulti. E quindi mi viene da chiedere: può un partito-setta governare uno Stato di diritto?
Ma non sono solo i metodi autoritari del Movimento 5 Stelle a spaventarmi. Ciò che temo è anche l’incapacità della classe dirigente che i grillini hanno espresso in questi anni, dimostrando una scarsa conoscenza della realtà economica e sociale del paese.
A Genova ricordano ancora la crociata di Alice Salvatore contro le riparazioni navali oppure le parole irresponsabili sull’impatto ambientale del cantiere del Bisagno. Nel capoluogo ligure potrebbe finire come nell’isola di “The beach”, con una fuga di massa contro il terrore provocato dall’assenza di idee e dall’arroganza di voler imporre, con metodi totalitari, la classe dirigente più consona a interpretare questo vuoto programmatico. A Genova è stato invertito lo slogan di partenza e adesso uno vale nessuno.
Nessun commento:
Posta un commento