giovedì 9 marzo 2017

L’OFFENSIVA DI CARTA. La Grande Guerra illustrata

Accanto alla guerra drammaticamente impastata a fango e sangue, dal 1914 al ‘18 ne venne combattuta una parallela, non meno decisiva, fatta di parole e soprattutto di immagini. Al Castello di Udine, per la prima volta, questa mostra ne da conto in modo organico, attingendo ad un patrimonio unico al mondo: la Collezione Luxardo, dal nome del medico di San Daniele del Friuli che negli anni dell’immediato dopo guerra raccolse oltre 5600 fascicoli di riviste e monografie d’epoca, grazie a una fitta rete di scambi con altri collezionisti d’ Europa. La Collezione, patrimonio dei Civici Musei Udinesi, rappresenta molto di quanto si produsse negli anni del conflitto su tutti i fronti e in tutte le lingue. Vi compaiono le pubblicazioni ufficiali, strumenti di propaganda dei vari Governi e Comandi; ma anche e soprattutto ciò che nelle trincee, con l’uso del ciclostile (all’epoca si chiamava
velocigrafo), producevano – in presa diretta – coloro che quel conflitto lo vivevano e subivano in prima linea.
Su fronte italiano (analogamente a quanto accadeva per tutte le parti coinvolte nel conflitto) dietro a questi

strumenti all’apparenza spontanei, si muoveva il potente “Servizio Propaganda” (detto “Servizio P”), voluto dallo Stato Maggiore dopo la sconfitta di Caporetto. A partire dal gennaio 1918 infatti, si decise che ciascuna Armata, e a scendere ciascun Corpo sino al singolo Battaglione, venisse affiancato da un “Ufficio P”, con il compito di occuparsi del morale delle truppe, di assicurare loro assistenza, ristoro e svago nel tempo libero, e infondendo negli animi fiducia e, se possibile, buon umore.
Le riviste di trincea sono il frutto più evidente di questo titanico sforzo propagandistico. 
Alla fine della guerra, solo in Italia, se ne conteranno quasi un centinaio, e nei soli ultimi mesi del conflitto il numero dei materiali cartacei scambiati al fronte, sganciati sulle linee nemiche o diffusi all’interno del Paese raggiunse l’iperbolica cifra di 62 milioni di pezzi fra riviste, cartoline, manifesti, bollettini.
Una vera e propria offensiva di carta realizzata a suon di proclami, di messaggi ripetuti con ritmo martellante, di incitamenti, di richieste imperiose o suadenti di arguzie… di tutto quanto possa ristabilire la fiducia nelle proprie forze e la fede nella vittoria. Ad essere veicolati sono concetti semplici, immediati, in ossequio alle direttive dello Stato Maggiore, che prescrivono “espressioni piane e accessibili, che senza parere convincano dei temi trattati”. 
Per il Servizio P infatti le truppe e il popolo sono quasi fanciulli dall’animo semplice e bonario, che va conquistato con il ricorso alla fantasia, all’immaginario, al gioco e talvolta a qualche ammiccamento goliardico. Anche rebus, sciarade, concorsi a premi sono infatti piegati allo scopo.
Con questi nuovi strumenti, ad essere attuata è una nuova chiamata alle armi, che coinvolge dietro alle linee del Piave tutte le componenti sociali e culturali del Paese, giovani intellettuali socialisti e cattolici, chiamati a militare nelle file del Servizio P e destinati, solo qualche anno dopo, a percorrere destini molto diversi. Sulle pagine delle riviste di trincea si cimentano così scrittori, giornalisti, editorialisti e “matite” più o meno famose (molti gli illustratori arruolati come ufficiali o sottoufficiali) come Umberto Bunelleschi, Antonio Rubino, Aldo Mazza, Filiberto Scarpelli, Eugenio Colmo (noto come Golia), Bruno Angoletta, Mario Sironi, Ardengo Soffici, Carlo Carrà, il giovane “caporale” Giorgio de Chirico, Enrico Sacchetti, Mario Buzzi, che negli anni successivi diverranno protagonisti nel mondo dell’illustrazione di libri o riviste, del manifesto o dell’arte e della pittura.

Nessun commento:

Posta un commento