“Blow Up” compie mezzo secolo e festeggia al festival di Cannes, dove il film verrà proiettato all’interno della sezione Classic, che ospita ogni anno una selezione di pellicole storiche appena rimesse a lucido da ossequiosi “maquillage”.
Il restauro del capolavoro di Michelangelo Antonioni è
stato fatto dalla Cineteca di Bologna, insieme all’Istituto Luce-Cinecittà e a Criterion, prestigioso marchio newyorkese che annovera nella sua collezione un ampio repertorio di classici del cinema, corredati da dvd con contenuti speciali e chicche di repertorio.Il restauro del capolavoro di Michelangelo Antonioni è
Da fine marzo, inoltre, la Criterion Collection si è arricchita di una versione in blu ray del film che tra i suoi extra annovera anche “Blow up di ‘Blow Up”, documentario prodotto da minimum fax media, per la regia di Valentina Agostinis, che già nel 2012 aveva raccontato il regista ferrarese e la capitale inglese nel libro, edito da Feltrinelli, “Swinging City. Londra, centro del mondo”
Il documentario ricostruisce il percorso del regista nella Londra del 1966 durante la lavorazione del film, attraverso le parole di chi ha partecipato attivamente alle riprese a alla produzione della pellicola, come Piers Haggard, oggi regista e allora traduttore sul set, oppure la modella Jill Kennington, protagonista di una delle sequenze più famose o, ancora, il celebre fotografo delle rockstar David Montgomery.
“È molto raro nella storia di Criteron, se non addirittura un caso isolato, trovare materiale che proviene da una produzione indipendente come la nostra – ci tiene a precisare Valentina Agostinis – il percorso che mi ha portato a realizzare il documentario è stato lungo e in parte solitario. Dopo l’uscita di “Swinging City. Londra, centro del mondo” sono andata a cercare tutti i testimoni che avevo già contattato durante le mie ricerche per il libro e li ho intervistati. Man mano che accumulavo materiale mi sono resa conto che avevo bisogno di una produzione e, dopo una serie di passi falsi, ho trovato minimum fax media.”
Il risultato è un mosaico intrigante, costituito da una pluralità di voci che suggeriscono nuove angolazioni attraverso le quali guardare al capolavoro di Antonioni: “Fin dall’inizio ho voluto impostare il documentario su di una linea molto classica – ci dice la regista – volevo fare risaltare le interviste, le testimonianze dirette, il racconto che mi veniva fatto dei retroscena di questo film, e quindi ho utilizzato tutti i testimoni per raccontare una parte della loro storia. Alla fine è venuto fuori una specie di racconto frammentato che si completa mano mano che si aggiungono informazioni”
“È molto raro nella storia di Criteron, se non addirittura un caso isolato, trovare materiale che proviene da una produzione indipendente come la nostra – ci tiene a precisare Valentina Agostinis – il percorso che mi ha portato a realizzare il documentario è stato lungo e in parte solitario. Dopo l’uscita di “Swinging City. Londra, centro del mondo” sono andata a cercare tutti i testimoni che avevo già contattato durante le mie ricerche per il libro e li ho intervistati. Man mano che accumulavo materiale mi sono resa conto che avevo bisogno di una produzione e, dopo una serie di passi falsi, ho trovato minimum fax media.”
Il risultato è un mosaico intrigante, costituito da una pluralità di voci che suggeriscono nuove angolazioni attraverso le quali guardare al capolavoro di Antonioni: “Fin dall’inizio ho voluto impostare il documentario su di una linea molto classica – ci dice la regista – volevo fare risaltare le interviste, le testimonianze dirette, il racconto che mi veniva fatto dei retroscena di questo film, e quindi ho utilizzato tutti i testimoni per raccontare una parte della loro storia. Alla fine è venuto fuori una specie di racconto frammentato che si completa mano mano che si aggiungono informazioni”
Liberamente ispirato al racconto “Las babas del diablo” di Julio Cortázar, Blow Up è allo stesso tempo molte cose diverse: la storia di un fotografo di moda che si trova accidentalmente ad essere testimone di un omicidio; una delle più vivide testimonianze della Swinging London anni sessanta; e una penetrante riflessione sul rapporto tra realtà e rappresentazione, che mette in evidenza la fallibilità costitutiva dello sguardo umano.
“Blow Up l’ho visto da adolescente, ed è uno di quei film che ti cambiano la vita – ci confessa Valentina – mi ha segnato, e come me ha segnato molti della mia generazione. Ho abitato a Londra per lunghi periodi della mia vita ma non ho vissuto gli anni sessanta: recuperandoli ho capito la loro importanza cruciale per tutto quello che è venuto dopo a livello di arte, costume e società. Penso per esempio alla fotografia: al modo in cui, allora, la fotografia giocava un ruolo fondamentale nell’immaginario popolare e a come questo elemento sia centrale anche nella pellicola di Antonioni.”
“Blow Up l’ho visto da adolescente, ed è uno di quei film che ti cambiano la vita – ci confessa Valentina – mi ha segnato, e come me ha segnato molti della mia generazione. Ho abitato a Londra per lunghi periodi della mia vita ma non ho vissuto gli anni sessanta: recuperandoli ho capito la loro importanza cruciale per tutto quello che è venuto dopo a livello di arte, costume e società. Penso per esempio alla fotografia: al modo in cui, allora, la fotografia giocava un ruolo fondamentale nell’immaginario popolare e a come questo elemento sia centrale anche nella pellicola di Antonioni.”
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