Meglio chiarire subito: qui non si parla del “ perdono” in senso religioso, quanto delperdono psicologico, della capacità di “passare oltre” quelle che avvertiamo come offese o
ferite inferte dalle persone o dalle circostanze della vita. Il senso etimologico della parola “ perdono” è “dare completamente". In effetti, " perdono" implica svuotamento, allontanamento da ciò che procura rabbia e dolore: perdonare quindi significa lasciare andare, sciogliere la tensione psichica, liberare energie impiegate nel tenerci fermi, avviluppati intorno ad un nodo doloroso. La libertà di andare oltre un evento che ci ha fatto soffrire produce un sollievo e una vitalità sorprendenti, quel che serve per proseguire nel modo migliore il nostro cammino.Liberarsi da quel che è accaduto ieri
Assegnare colpe, rimuginare offese, meditare vendette è semplicemente tempo perso; a cosa può servire, per fare solo un esempio, incolpare chi magari tanto tempo fa, ci ha abbandonato, deluso, offeso? Non porta nulla, ma troppo spesso ci sfiniamo in un tentativo vacuo e logorante di fermare il tempo, tornando all'origine dell'offesa per "mettere a posto le cose". Consciamente non lo facciamo con questo scopo, ma è proprio questo che vorremmo...In realtà, ognuno ha un personale e inconscio progetto di crescita che non deve essere ostacolato e che passa anche attraverso le delusioni, i dolori, gli abbandoni che subiamo. Inoltre, ilperdono libera dalle costrizioni: se esiste un colpevole, assolverlo fa solo bene a noi stessi. Non c’è anche il detto popolare secondo il quale la miglior vendetta è il perdono?
Il perdono crea un vuoto creativo
Quando si perdona, si sperimentano emozioni e sensazioni molto appaganti: chi rimane fermo all’offesa è destinato a crucciarsi continuamente, investe emotività ed energie cercando di sradicare un torto reale o immaginario, che è come camminare legati ad una pesante àncora. Al contrario, chi mette in campo il perdono è più libero e le sue energie prima bloccate possono tornare fluire, regalando momenti di pace e di nuovo entusiasmo. C'è di più: col perdono si crea un vuoto psichico che viene prontamente riempito da nuove energie alle quali si può attingere, permettendoci di scorgere quello che prima non vedevamo. Il vuoto è la condizione migliore per “vedere” nel senso pieno della parola, è la condizione della pianta che, libera di espandersi, gode della luce del sole che assorbe. Osservate un gatto che riposa: è completamente rilassato ma è anche pronto al balzo, al gioco, attento a ogni stimolo esterno...
Quello per se stessi: il perdono più difficile
Esiste un altro tipo di perdono che occorre ricordare, quello che riguarda se stessi. Forse è il più arduo: ci si sente responsabili per non avere avuto successo, per non avere ottenuto un miglioramento lavorativo, per non aver saputo cogliere o trattenere un amore; spesso ci si odia per il solo fatto di essere diversi da come avremmo desiderato: come prendersela perché il sole scalda o perché il vento soffia. Ma come si incomincia a perdonare? L’immaginazione aiuta molto: prova a raffigurarti tutto ciò che ti ha offeso o ferito come piccoli granuli di polvere nera attaccati alla pelle, che riempiono i polmoni, gli occhi, le mani. Sei di fronte ad un vortice potente, un gorgo nato dal nulla che si avvolge verso una lontana oscurità, e aspira come una calamita le particelle nere: si alzano dalle mani, dalla pelle, esalano dal naso e dal respiro e sono attirate nel gorgo, fino a scomparire; il senso di pulizia e di sollievo sarà immediato, perché perdonare consente di lasciare indietro ciò che non serve più e aiuta l’Anima ad accogliere sentimenti ed emozioni nuove. E’ un grande potere di rinnovamento, alla portata di tutti. Perché non provare?

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