venerdì 8 settembre 2017

Global warming, quel 3% di studi che lo nega è sbagliato

Su pochi temi scientifici esiste un consenso ampio come sul riscaldamento globale. La quasi totalità delle ricerche accademiche - il 97,1% - concorda sul fatto che il global warming è reale, che è un problema per il pianeta e che è in gran parte provocato dalle attività umane.
Quel 2,9% che avanza raccoglie materiale divenuto il baluardo dei negazionisti, che sostengono che le conclusioni che portano a un risultato contrario a ciò che affermano tutti gli altri sono state soppresse e ignorate dalla comunità scientifica, e per la loro causa scomodano niente meno che Galileo Galilei, che osò sfidare i dogmi cosmologici della sua epoca.

Peccato che quel neanche 3% di studi sia pieno di errori nel metodo, nelle premesse e nei risultati, come ha ampiamente dimostrato uno studio pubblicato due anni fa su Theoretical and Applied Climatologyripreso in questi giorni su Facebook in un post divenuto virale (potete leggerlo qui).

«È molto più facile affermare di essere stati censurati che ammettere di non avere evidenze a sostegno della propria ideologia politica», scrive l'autrice del post, Katharine Hayhoe, scienziata dell'atmosfera della Texas Tech University.

Harvey, Irma, José... Gli uragani sono fenomeni naturali e ricorrenti, ma il global warming ne esaspera gli effetti. | NASA
LA PERSISTENZA. Insieme ad alcuni colleghi, Hayhoe ha provato a replicare i risultati dei 38 studi pubblicati su riviste scientifiche che negano l'esistenza dei cambiamenti climatici o anche solo la responsabilità dell'uomo nel provocarli.

«Queste ricerche, prodotte degli ultimi 10 anni, non sono state soppresse», incalza Hayhoe: «sono state pubblicate e chiunque può accedervi» con il rischio di non capire più che cosa sta per davvero succedendo.

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