Come si crea un messaggio per qualcuno o qualcosa di alieno? L'astronomo e divulgatore Carl Sagan ci ha provato, in passato: ha trasmesso messaggi radio nello Spazio e spedito oggetti fisici, come le placche delle sonde Pioneer 10 e 11
(sotto) e il disco d'oro delle sonde Voyager (qui sopra). Oggi, grazie a strumenti sempre più potenti, vengono inviati segnali radio in tutte le direzioni del cosmo, soprattutto quelle in cui ipotizziamo che la vita sia più probabile.
La placca delle Pioneer, il primo messaggio fisico lanciato nell'ignoto (1972 e '73). A sinistra: la posizione del Sole rispetto a 14 pulsar; a destra: un uomo e una donna in scala con la sonda, dietro; in basso: il percorso delle Pioneer nel Sistema Solare. | NASA - CARL SAGAN, FRANCIS DRAKE
C'È POSTA PER ET. I messaggi fisici, invece, non hanno avuto seguito. Tolte le sonde citate sopra, l'unica missione diretta verso l'esterno del Sistema Solare è la New Horizons, che ha di recente sorvolato Plutone e le sue lune.
A bordo della sonda, oltre alla strumentazione scientifica, ci sono le ceneri di Clyde Tombaugh (l'astronomo che ha scoperto il pianeta nano) e un francobollo del 1991 con un disegno di Plutone e la scritta "not yet explored" (non ancora esplorato), ma nessun messaggio diretto a ET.
Jon Lomberg, designer del disco d'oro delle Voyager (1977), vorrebbe rimediare con un One Earth Message: ha lanciato il progetto globale con una campagna di crowdfunding (raccolta fondi) per coinvolgere più persone possibili nella realizzazione di un nuovo messaggio che descriva in modo esaustivo il nostro pianeta e chi lo abita. Il progetto ha finora raccolto un quarto dei 72.000 dollari necessari, e chi contribuisce con almeno 25 dollari avrà inserito il suo nome nel messaggio digitale.
Digitale perché, in mancanza di sonde in partenza dal Sistema Solare che possano offrire un passaggio a un messaggio fisico, Jon Lomberg vuole inviare il messaggio alla New Horizons, che lo salverà in memoria. Ancora meglio, il progetto prevede di spedire il messaggio a tutte le sonde oggi nello spazio!
PROVE DI INTELLIGENZA. Un messaggio digitale può contenere molte più informazioni di uno fonografico (come nel caso del disco d'oro), ma ha diversi punti deboli, a partire dal fatto che è di sicuro più difficile da decodificare.
«Può contenere molte immagini», dichiara Lomberg, «ma come faranno gli alieni a vederle? Sapranno decodificare un jpeg?». C'è anche da considerare il fattore durata: «Nulla dura quanto una registrazione su metallo», riconosce infatti Lomberg, che non nasconde gli innumerevoli nemici del digitale sparsi nello Spazio, dalle radiazioni, alle temperature, alle micrometeoriti. Timori condivisi da Timothy Ferris, produttore del disco d'oro delle Voyager: «Se dovessi creare un messaggio da affidare a un'altra sonda in viaggio verso lo Spazio esterno, lo farei esattamente come per le Voyager».
Ma non c'è alternativa: chissà se verrà mai pianificata una nuova missione verso lo spazio esterno, e se si vuole comunicare qualcosa a qualcuno, là fuori, meglio provare con quello che sappiamo fare piuttosto che non fare nulla - è il pensiero che sta dietro al progetto. E poi non è detto che gli alieni non siano abbastanza intelligenti da decodificare i nostri bit.
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