mercoledì 1 novembre 2017

Il cavallo di Troia? Non era un cavallo, ma una nave

Quando si pensa alla storia dell'antica città di Troia, si pensa subito all'episodio che decretò la sua fine: i greci che fanno finta di andarsene e lasciano un cavallo sulla spiaggia, i troiani che per festeggiare portano l'animale dentro le mura e Ulisse e i suoi uomini che erano nascosti nella pancia dell'animale che la notte escono e aprono le mura per consentire ai greci di entrare e distruggere la città. 

Ma secondo l'archeologo Francesco Tiboni - italiano, ma docente presso l'università di Marsiglia - il cavallo non era un cavallo, ma una nave. L'equivoco nascerebbe da una errata interpretazione della parola "hippos" che significa cavallo in greco ma era anche il nome di un tipo di nave ideata da un fenicio di nome Hippus e caratterizzata dal fatto di avere come polena una testa di cavallo. L'ipotesi sarebbe suffragata da alcune circostanze di contorno. Innanzitutto il fatto che Omero dimostra più volte sia nell'Odissea che nell'Iliade una ottima conoscenza delle navi e dell'ambiente marinaro.
 Poi il fatto che oggettivamente è più facile immaginare un gruppo di uomini nel doppiofondo della stiva di una imbarcazione che in un animale di legno. Inoltre, l'Hippos era una imbarcazione usata dai greci per trasportare gioielli ed altri preziosi; per cui spiega perchè i troiani fossero così ansiosi di portarla entro le mura. Infine, quando Virgilio (che prende molta ispirazione da Omero) descrive la costruzione del "cavallo", parla di "murate" (termine con cui si intende il bordo più alto dei fianchi delle navi) fatte di abete, e di una costolatura di rovere con una trave centrale in legno di acero. Tutte caratteristiche tipiche di una nave, ma meno facili da spiegare su un cavallo. 

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