domenica 17 dicembre 2017

Ebola, i sopravvissuti alla prima epidemia sono ancora immuni. Dopo 41 anni

Nell'agosto 1976, un uomo di 44 anni di nome Mabalo Lokela, di ritorno al villaggio natale di Yambuku (Repubblica Democratica del Congo) dopo un paio di settimane in una missione locale, si ammalò di una febbre violenta, con
sanguinamento nasale e dissenteria. Nel giro di due settimane perì. In breve tempo le persone con la stessa infezione divennero 318, 280 delle quali morirono.

Poco prima quello stesso anno, un'analoga epidemia aveva funestato il Sudan: fu così che il mondo venne a conoscenza dell'esistenza di una nuova malattia epidemica, che fu chiamata Ebola, dal nome del fiume su cui Yambuku sorge. Oggi, a 41 anni di distanza, le poche persone che contrassero l'infezione e sopravvissero, portano ancora i segni dell'isolamento sociale lasciato dalla malattia. I familiari sono morti (anche a causa dei contagi), e il fatto di essere stati malati causa la diffidenza della comunità locale.

IMMUNI. Ma queste persone hanno ricevuto un'eredità preziosa: anticorpi capaci ancora oggi, di difenderli dalle nuove epidemie di Ebola. Anne Rimoin, epidemiologa dell'Università della California a Los Angeles, è riuscita a contattare 14 dei sopravvissuti attraverso ricerche certosine e viaggi nelle remote foreste dell'ex Zaire. Il loro sangue presenta ancora gli anticorpi al virus, una protezione che è durata decenni in più rispetto ai 14 anni attestati da precedenti ricerche. Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Infectious Diseases.

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