venerdì 9 febbraio 2018

GATTI - SOPHIO, NOSTRO SIGNORE DELLE CAMPAGNE.

Al comando della mia personale armata felina c’è il Generale Sophio.
Per diventare ricca basterebbe che i creativi di una qualsiasi agenzia pubblicitaria vedessero Sophio: so che mi offrirebbero subito un contratto milionario per farne un
GATTI - brand, una di quelle faccette che finiscono stilizzate su qualsiasi cosa, dalle T-shirt alle tazze.
La potenza mediatica di Sophio è gigantesca e andrebbe giustamente valorizzata ma per dare una giustificazione a tutta questa potenza, racconterò  brevemente la storia di questo gatto leggendario.
Sophio nasce normalissimo gatto maschio persiano color champagne, in un allevamento.
Quando arriva la sua ora viene messo in vendita in un negozio (mi fa piangere pensare che il mio gatto possa essere stato messo in vendita) e viene addirittura acquistato da una famiglia torinese che, falsa e cortese, lo accoglie in casa a un’unica condizione: che sia femmina.
Al momento dell’acquisto viene comunicato alla famiglia che purtroppo è rimasto solo un maschietto, ma a questi miseri esseri umani non importa: lo chiameranno Sofia e con tutto quel pelo, nessuno scoprirà la verità.
Passano gli anni e il mio piccolo ermafrodito vive più o meno sereno, ma proprio a causa di questa spiacevole cosa soprannominata “crescita” che a un certo punto tutti gli esseri affrontano, il felino/a non è più appetibile e la signora di questa discutibile famiglia un bel giorno si convince che “la gatta Sofia” sia responsabile della sua asma. Per Sofia non c’è più posto.Mi viene di nuovo da piangere solo al pensiero.IMG_5508
Provano a riportarla al negozio, ma a quattro anni un gatto è considerato invendibile, quindi inizia la caccia all’adozione conclusasi con la minaccia (più diffusa di quanto si pensi): «O me o la gatta. Se nessuno se la piglia finisce al gattile!».
Ho un’amica che tutti i torinesi amanti degli animali conoscono e venerano: si chiama Chiara e anche lei, come l’amica di san Francesco, è donna in concetto di santità perché dedica corpo, anima e conto in banca ai pelosi in necessità.
Quando Chiara viene a sapere questa triste storia, piglia la macchina e si presenta a casa dei cattivi, li prende a schiaffetti e si porta via il povero Sofia; poi si butta in autostrada verso Roma e mi chiama perchè le risulta che io al momento stia vivendo, per circostanze inspiegabili, senza gatti.
Mi dice che sta partendo da Torino, che nel giro di sette ore sarà a casa mia con Sofia e che il piccolo ha problemi di incertezza sessuale ma che per il resto sta bene.
Arriva all’alba con questo gigante scorbutico di cui mi racconta la storia e io a quel punto mi commuovo e penso che sarò onorata di fargli da mamma ma che, dopo quattro anni, mica posso chiamarlo Giuliano.
Quindi optiamo per Sophio: esotico, sexy, irresistibile.
Sophio comunque starà anche bene ma è incazzato all’ennesima potenza.
Le prime due settimane le passa sotto il mio letto; esce solo quando io non sono in casa. Si affaccia, controlla bene e scivola fuori per mangiare, bere e farmi una gigantesca diarrea sul letto, nel centro preciso del cuscino, come a voler mettere in chiaro fin da subito le cose e ricordarmi che lui è Sophio.
Dopo un mese siamo inseparabili. Mi accompagna ovunque, facciamo anche le vacanze insieme e io sono pazza di lui: Sophio è sempre incazzato con tutto e tutti, infastidito da qualsiasi cosa, animale, canzone fiore, città o persona che gli venga proposta. Ma per me stravede e l’era delle diarree è terminata.

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