Viviamo nell'era della condivisione universale: grazie a internet e in particolare ai social networks, siamo connessi sempre e dovunque e molte nostre esperienze diventano subito "virali", almeno fra i nostri amici e conoscenti. Si condivide
molto, ma non tutto: c'è ancora qualcosa che è meglio non esternare. Sono le emozioni negative, dolorose: insicurezza, paura, noia, tristezza sono sentimenti che nascondiamo, nel timore che non siano accettati in un mondo che sembra popolato unicamente da persone felici che sorridono beate davanti all'ultimo selfie.
Si tratta di un fenomeno almeno in parte comprensibile: le emozioni negative vengono percepite come segnali di debolezza e laddove l'apparenza conta moltissimo, possono facilmente essere considerate fastidiose palle al piede. Bisogna mostrarsi sempre forti, allegri, sorridenti, vincenti. Il problema non risiede tanto nel fatto di nascondere queste emozioni agli altri, quanto che troppo spesso le occultiamo ai nostri stessi occhi: se accadde, vuol dire che abbiamo trasformato un supposto rifiuto esterno, in qualcosa di interiore. Rifiutiamo una parte fondamentale di noi stessi e questo è controproducente: diventiamo banali e superficiali e alla lunga rischiamo di ammalarci.
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