Una delle nostre necessità fondamentali - i vestiti - sono anche una delle fonti di maggiore inquinamento sotto molti e a volte ignorati punti di vista. Eppure l'industria dell'abbigliamento a livello globale genera emissioni di anidride carbonica stimate in
un miliardo e 200 milioni di tonnellate all'anno: più dell'intero traffico aereo mondiale. Per i nostri abiti, la produzione (prima) e la "manutenzione" (dopo) costa enormi quantità di acqua, energia (anche per la depurazione della acque reflue, industriali e domestiche) e risorse non rinnovabili.
La questione ha assunto dimensioni enormi e si fa sempre più seria: per raccontarla, la Ellen MacArthur Foundation, costituita nel 2010 per promuovere l'interessante concetto di economia circolare, ha realizzato uno studio sull'impatto ambientale dell'abbigliamento in tutti i suoi aspetti.
VESTITI A VITA BREVE. Uno degli elementi messi in rilievo è il fatto che sempre più persone sul pianeta indossano vestiti che hanno una durata di vita sempre più breve.
Nella maggior parte dei casi questi abiti sono prodotti in Asia o comunque in luoghi molto lontani da chi li indosserà, e questo richiede una enorme quantità di energia anche solo per il trasporto.
Nel contempo, ogni secondo che passa viene buttato via l'equivalente di un camion carico di vestiti, che finiscono in discarica o bruciati.
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