Utilizzando una serie di dati archeologici raccolti in Sudafrica, un gruppo di scienziati dell'Università di Rochester (New York) è riuscito ad estendere indietro nel tempo di diversi secoli il
"diario" delle fluttuazioni del campo magnetico terrestre, fino al primo millennio dopo Cristo.
Lo studio fornisce un contesto storico utile a spiegare la perdita di intensità del campo magnetico terrestre registrata da 160 anni a questa parte, in particolare in un'area dell'emisfero australe nota come anomalia magnetica del Sud Atlantico (South Atlantic Anomaly, SAA), dove l'intensità del campo geomagnetico è particolarmente debole. Proprio sotto quest'area, nelle profondità della Terra, si nasconderebbe il motivo delle fluttuazioni storiche e recenti.
Nessun commento:
Posta un commento