domenica 10 marzo 2019

I 50 anni del mito: Puzo scrisse “Il Padrino” per salvarsi dai creditori

Era la fine degli anni 60, abitavamo a Long Island, in una casa con il seminterrato che mio padre usava da ufficio. Uno spazio simile a uno stanzino per le scope in cui c’era anche
una scrivania con una macchina da scrivere e un tavolo da biliardo. Quando io e i miei fratelli scendevamo a giocare, facevano rumore. Allora lui si arrabbiava e ci urlava: “Silenzio! Sto scrivendo un best-seller!». Sono le parole con cui Tony Puzo, figlio maggiore di Mario, ha ricordato il padre al quotidiano New York Post in occasione di un anniversario importante. Esattamente cinquanta anni fa - il 10 marzo - usciva nelle librerie americane la prima edizione di The Godfather - Il Padrino, il libro che non solo cambia la vita a lui, ma che tre anni più tardi, nel 1972, cambia la storia del cinema grazie al film diretto da Francis Ford Coppola, con una sceneggiatura scritta a quattro mani dai due.
«Un re e i suoi tre figli»
Morto nel 1999 all’età di 78 anni, Mario Puzo oggi non è qui a godersi le celebrazioni. Coppola sì, e per l’edizione straordinaria dei 50 anni del libro, appena pubblicata da Penguin, ha scritto la prefazione, raccontando come all’inizio il libro non gli fosse neanche piaciuto. «Mi sembrava un prodotto commerciale pieno di sesso e stupidità».
A convincerlo, è la seconda lettura, quando si concentra sull’aspetto familiare della storia e decide che è quella la chiave del film. «Sapevo di essere stato preso in considerazione per dirigere l’adattamento cinematografico e la mia prima reazione fu quella di rifiutarlo. Avendo però bisogno del denaro e un ancora più disperato bisogno di dirigere un film, decisi di rileggerlo e questa volta di prendere appunti accurati. Quello che scoprii è che in agguato c’era una grande storia, quasi classica nella sua natura, quella di un re con tre figli, ognuno dei quali aveva ereditato un aspetto della sua personalità. A quel punto ho pensato che se potevo semplicemente estrarre quella parte del libro e fare il film su quella, allora me ne sarei entusiasmato».
La famiglia Corleone
All’epoca Coppola ha 30 anni, Puzo già 50, ma le cose in comune sono così tante - prima fra tutte le origini italiane - che in breve tempo i due diventano amici. Il Padrino film viene scritto durante interminabili sessioni a casa dei Coppola, tra pasta al pomodoro, bambini urlanti e vino rosso sempre in tavola. «Per quanto ammirassi il suo talento, il suo modo di esprimersi, alla fine quello che mi piaceva era stare con lui - scrive ancora il regista -. Lo amavo come uno zio preferito, era divertente, così caldo e saggio. Divertente e affettuoso».
Nato a New York da genitori italiani emigrati da Avellino, militare in Germania durante la Seconda Guerra Mondiale, una moglie e cinque figli, un padre che lo abbandona a 12 anni, Puzo alla fine degli Anni 60 ha già all’attivo due romanzi recensiti con ottime critiche ma con pochissime copie vendute. Sommerso da debiti e spinto dall’editore, decide di imbarcarsi nella stesura di un romanzo destinato al grande pubblico e per farlo torna alle origini, alle storie che da ragazzino sentiva nelle strade di Hell’s Kitchen, il quartiere di Manhattan in cui è cresciuto.
La prima stesura sono dieci pagine che raccontano brevemente la storia della famiglia Corleone, con il figlio Michael che arriva al potere dopo l’uccisione del padre. Il suo editore di allora le rigetta. Un amico gli procura allora un incontro alla G.P. Putnam’s Sons, la casa editrice di New York che pubblica tra gli altri Edgar Allan Poe. Un’ora di colloquio e Puzo ne esce con l’ok per il libro e un anticipo di cinque mila dollari.
La scrittura è però più difficile del previsto: per finire il libro impiega tre anni, tra sofferenze e ripensamenti. «Finii solo perché mi serviva il secondo assegno dell’anticipo», scrive nella sua biografia. Con quei soldi riesce a portare la famiglia in viaggio in Europa, convinto che al loro ritorno dovranno cambiare casa perché non possono più mettersi quella in cui vivono. Non è così: in sua assenza, l’editore è riuscito a vendere - prima ancora che il libro fosse pubblicato in copertina rigida - i diritti della versione in economica per 410 mila dollari, quasi tre milioni in dollari di oggi.
Un record, battuto solo dalle vendite: nel 1970 sono cinque milioni di copie. A gennaio, la tiratura arriva a sette milioni. D’altronde l’aveva detto: voglio scrivere un best seller.

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