sabato 16 marzo 2019

Le aspettative sono illusioni: liberatene!

Più spesso di quanto crediamo la vita ci dona quello di cui abbiamo bisogno. Ma provate a chiedere a chiunque come vanno le cose e non ci metterà molto a trovare un motivo di scontento:
vorrebbe un lavoro migliore, un partner più presente, figli più maturi... È un problema di sguardo: anziché percepire quel che accade senza filtri, lo facciamo indossando un paio di occhiali immaginari. Questi occhiali sono fatti di schemi mentali, aspettativepregiudizi. Non vediamo quel che accade davvero, perché il nostro sguardo è rapito da mete e obiettivi. Nel caso di Michela, la meta è la “famiglia vera”, quella che ha in mente lei, quella che non è riuscita a costruire con il marito e che ora vorrebbe col nuovo partner. 
Ma cos’è una “famiglia vera”? Solo un modello: le relazioni possibili sono tante, diverse e mutano nel tempo. Oggi, ad esempio, essere single è una scelta comune, una volta non era così.

Il peso delle aspettative ti paralizza

Quando s’innesca un simile meccanismo mentale, il risultato è la stasi: Michela oscilla fra il sogno della famiglia “normale” e l’amore che la lega al suo uomo. Si crede incastrata in una relazione bloccata, ma è modello e le aspettative a costituire il vero blocco: l’origine del suo tormento è tutto mentale! Se smettesse per un attimo di indossare gli occhiali filtro delle sue aspettative, cosa vedrebbe? 
Che la vita le ha già portato quello che cercava. È il suo racconto a dimostrarlo: ha abbandonato un lavoro per seguire i sogni del marito, ma inaspettatamente, quel sogno si è poi rivelato più adatto a lei stessa. Ha potuto riutilizzare le proprie competenze e adoperarle per costruire un’attività di successo. In più, quando il matrimonio è naufragato, ha trovato un nuovo amore, intenso e passionale, che dura tuttora. Non le è capitata l’esistenza che si aspettava, ma la vita è così: mutevole, dinamica, in continuo cambiamento.
Lei invece si affida a modelli (la famiglia “normale”) che sembrano rassicuranti e si rivelano paralizzanti. Michela non si arrende all’idea che le è capitata la cosa migliore che potesse accaderle e che la sua anima voleva condurla proprio là dove si trova. Altrimenti il ristorante non avrebbe funzionato e lei non avrebbe incontrato il suo attuale partner. Non ha scelto lei, sono regali di quell’intelligenza interiore che muove le fila, da dietro le quinte. Non è un caso che tutti i tentativi di lasciare quell’uomo siano naufragati: la sua anima non vuole. Altrimenti lo avrebbe fatto, com’è accaduto col marito.

Se abbandoni le aspettative sei già sulla strada giusta

L’anima sceglie per noi, senza chiedere il permesso e quando lo fa non può essere ignorata. Il desiderio di famiglia normale di cui parla Michela non è davvero suo, non le appartiene se non in superfificie. In più, non riesce a staccarsi dal suo uomo e ritorna sempre sui suoi passi: perché? Non è vittima di un incantesimo, non c’entrano la mancanza di volontà, o la sfortuna: qualcosa di più forte la riporta a se stessa e ai suoi veri bisogni. Naturalmente nulla vieta che, quando e se il tempo sarà maturo, lei possa formare una famiglia e fare dei figli, con l’attuale partner o con un altro. Non dipenderà da lei, ma dalla sua anima. 
Cosa dovrebbe fare dunque ora? Semplicemente arrendersi al fatto che le cose sono come sono, che tutto può mutare in un attimo, e che la vita stessa le ha insegnato che nell’inaspettato si nascondono i tesori più preziosi.

Esercizio immaginativo: trova il punto di quiete dentro di te

Quando lo sconforto viene a trovarci, è come se fossimo in balia di forze contrapposte e il campo di battaglia siamo noi. Ma ciò avviene sulla superficie: nel profondo dell’anima le contrapposizioni perdono significato e tutto è calmo. Per comprenderlo puoi fare un gioco immaginativo. Chiudi gli occhi e immagina di essere su un campo di battaglia, armato di tutto punto. Da un lato ci sei tu con la tua determinazione, le certezze, la forza di volontà. Dall’altra, un avversario senza volto; all’apparenza sembra fragile, evanescente, eppure riesce sempre a sfuggirti, rintuzzando con facilità ogni colpo. Ti senti frustrato, imprigionato: per quanti tentativi fai, l’altro è sempre lì e sembra irriderti, imprendibile. 
Percepisci bene il fastidio, la frustrazione, la rabbia impotente, sentile bene. Poi, immagina di cedere, di arrenderti e lasciare al nemico ogni iniziativa: cosa accade? L’avversario si ferma, avanza verso di te, si mette di fronte. Ora puoi scorgere il suo viso: sei tu, ma più sereno, in pace. L’altro ti sorride, ti prende le mani e ti indica una strada da percorrere, assieme. Ogni contrapposizione cessa, ogni lotta finisce e ti fai condurre, dove devi andare...

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