mercoledì 16 ottobre 2019

Giacomo Leopardi e Fanny  : la mancata storia d’amore

L’incontro tra i due avvenne il 10 maggio 1830 a Firenze: a presentarli fu il patriota Alessandro Poerio. Per il poeta niente sarebbe stato più come prima: come mai era accaduto Leopardi cominciò a curare di più il proprio aspetto, facendosi confezionare abiti pregiati nelle più costose sartorie o andando a giorni alterni dai barbieri alla moda. Per catturare poi le simpatie di Fanny, che amava collezionare le firme degli uomini più illustri dell’epoca, il poeta si affannò per farle avere in poche settimane gli autografi di Antonio Stella, Gian Pietro Vieusseux e di Vincenzo Monti, solo per citare alcuni nomi.
Purtroppo l’autore dell’Infinito si affannò inutilmente: la rêverie di Leopardi ha dovuto ben presto fare i conti con la dura realtà. Mentre, infatti, il nostro Giacomo sognava di essere riamato dalla nobildonna Fanny, creatura di «angelica beltade», il suo caro amico Antonio Ranieri rotolava, un giorno sì e l’altro pure, nel letto di quest’ultima. 
Un ménage molto chiacchierato, da cui possiamo ben dire che Leopardi non trasse alcun piacere. Piacere nel vero senso della parola perché stando alle lettere ritrovate Leopardi non avrebbe avuto alcun contatto fisico con Fanny Targioni Tozzetti. Se “Psiche”, figura prediletta dal poeta romantico per incarnare l’amore, si muoveva, infatti, al buio, ignara del proprio partner, Fanny era solita far l’amore a luci accese, e proprio in virtù di questo un ipotetico scambio con Ranieri sarebbe stato impensabile. Anche perché la Tozzetti, da donna navigata quale era, ci vedeva benissimo e uomini fuori forma, come Leopardi, non ne voleva. Deluso per quanto accaduto il recanatese scrisse – per nostra fortuna, perché come avrete avuto modo di capire anche le delusioni servono, sono necessarie a volte quanto gli sbagli! – tra il 1831 e il 1835 una raccolta di poesie di superba bellezza, il cosiddetto Ciclo di Aspasiache comprende: Il pensiero dominante, Amore e Morte, A se stesso, Consalvo e Aspasia. 

«Perché degli ingegni simili a quello del Leopardi ne comparisce uno ogni tanti secoli sulla terra!».

Meraviglia per le orecchie davvero. Poesie quelle del Ciclo di Aspasia che però Fanny non ha saputo forse apprezzare. Quella stessa donna, che di Leopardi non avrebbe potuto mai innamorarsi, confidò alla giornalista Matilde Serao«Mia cara, puzzava!». Un commento tanto indelicato quanto velenoso. Il legame della Tozzetti con Antonio Ranieri non riuscì comunque a minare l’amicizia del napoletano con Leopardi. 
Un sodalizio il loro durato ben sette anni che destò scalpore nei salotti, tant’è vero che ancora ora oggi ci si domanda se tra Leopardi e Ranieri ci sia stato qualcosa di più (come tra l’altro lascia intuire tra le righe il noto film di Mario Martone Il giovane favoloso del 2014!). E fu proprio Ranieri a comunicare a Fanny la morte del poeta a Napoli il 14 giugno del 1837«Mia cara Fanny, la specie di dolore ch’io sento non fu mai sentita da nessun uomo, perchè mai non fu e mai più non sarà fra gli uomini un’amicizia uguale a quella che mi stringeva al mio adorato Leopardi. Il vòto immenso, infinito ch’io sento nel mio cuore non sarà potuto mai più compiere, perché degli ingegni simili a quello del Leopardi ne comparisce uno ogni tanti secoli sulla terra!». E Ranieri aveva ragione perché quella del poeta recanatese è un’eredità grandiosa. Uno come Leopardi capita forse ogni cent’anni. Purtroppo per noi.

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