giovedì 20 agosto 2020

COL SALICE VIA AI DISTURBI ARTICOLARI

Il salice cresce sulle sponde di canali e laghi lasciando ricadere la sua chioma di rami flessuosi ad accarezzare quell’acqua che questa pianta sembra amare più della terra. Sul finire dell’estate,
il salice regala una mezza ombra luminosa e fresca, ideale a ridestare l’energia necessaria per mettere in cantiere i nuovi progetti. Il salice piangente è arrivato in Europa dall’Estremo Oriente lungo la Via della Seta solo verso la fine del Seicento, distinguendosi subito per la bellezza. Qui ha incontrato gli antichi parenti della numerosa famiglia delle Salicacee, un po’ più rustici ma da sempre fedeli compagni dell’uomo che li ha impiegati per creare oggetti utili nella quotidianità e per curarsi.

Un albero sospeso fra terra e acqua

Fra i salici più noti c’è il salice bianco (Salix alba) o argentato, così chiamato per il colore grigioverde del tronco e il bianco avorio della pagina inferiore delle foglie, lunghe e arcuate come spicchi di luna, suprema governatrice delle acque e dei flussi. Quest’albero lo incontriamo facilmente al confine tra mondo solido e fluido delle acque ci dà l’esempio di come la Natura offra una cura nello stesso luogo in cui può esserci la malattia: affondando i piedi nell’acqua senza soffrirne, il salice non solo compatta e rende solidi argine rive, ma sviluppa virtù terapeutiche indicate proprio per le affezioni legate al freddo e all'umidità, e cioè reumatismi, bronchitelle e febbri.

È un potente analgesico naturale

La scienza moderna conferma che la corteccia dei giovani rami di salice è ricca di salicina, sostanza dalle proprietà febbrifughe, analgesiche e antiinfiammatorie, ma medici erboristi e tradizioni popolari lo sapevano già, perché impiastri e decotti preparati con giovani cortecce e foglie sono citati anche in testi egizi di 2000 anni fa, erano consigliati da Ippocrate 400 anni prima di Cristo, poi da Dioscoride e Paracelso, e l’uso non fu mai abbandonato, perché prezioso soprattutto sui dolori articolari e muscolari. Dal momento della scoperta, la salicina è stata protagonista di varie ricerche che hanno condotto in poco tempo all’acido acetilsalicilico, la molecola brevettata e immessa sul mercato nel 1899 col nome di aspirina, ad oggi uno degli antinfi ammatori più impiegati al mondo.

Come decotto placa dolori, afte e ascessi

La salicina presente nell’estratto secco di salice può avere effetti irritanti sulle pareti dello stomaco e non è adatta ai soggetti intolleranti ai salicilati, ma il suo uso esterno è sicuro. A questo scopo, prepara un decotto di foglie e rametti di salice e aggiungilo a una bacinella d’acqua per un rilassante pediluvio, di sollievo a piedi doloranti e utile in caso di eccessiva sudorazione (in tal caso aggiungi al decotto una manciata di foglie di salvia). Raccogli una dozzina di foglie di salice bianco e falle bollire per 3 o 4 minuti in 2 tazze di acqua; lascia raffreddare il decotto per 10 minuti e filtra. Una volta raffreddato, usa il liquido per gli sciacqui in caso di gengive infiammate, afte e ascessi.

Il suo gemmoderivato è utile in menopausa

Il gemmoderivato di amenti di Salix alba ha proprietà estrogenizzanti. Si usa con successo in alcuni casi di amenorrea, mestruazioni dolorose e sindrome premestruale da iperestrogenia, meglio se abbinato al lampone (sempre in macerato glicerico): in questi casi, se ne prendono 40-50 gocce in poca acqua 2 volte al giorno, meglio se nei 15 giorni che precedono il ciclo. Il gemmoderivato di salice, però, è anche un alleato della donna in menopausa, che spesso soffre di decalcificazione: aiuta a contrastare fibromialgia, artrosi cervicale, dolori a spalle e gomiti e lombalgia. Dose: prendi 50 gocce di Salix alba MG1DH, in poca acqua, 2 volte al dì. Si continua 2 mesi e si ripete dopo un mese di interruzione.

Nessun commento:

Posta un commento