giovedì 6 agosto 2020

GLI ELEFANTI SUL PONE

Ventun elefanti, dieci dromedari e sette cammelli a spasso sul Ponte di Brooklyn. Il capofila, che si chiamava Jumbo, pesava più di sei tonnellate: l'idea di
impiegarli per dimostrare ai newyorkesi che il primo ponte sospeso costruito in acciaio (e che per molto tempo sarebbe stato il ponte sospeso più lungo del mondo) era sicuro e in grado di sopportare tanto peso – venne a Phineas Taylor Barnum, il famoso imprenditore circense. Che quel giorno, il 17 maggio 1884, con i suoi pesanti animali esotici "collaudatori" fece, per il suo circo, un colpo di marketing da maestro.

PANICO E VITTIME. Il ponte simbolo di New York, infatti, aveva bisogno di essere "rilanciato" perché i newyorkesi erano rimasti scioccati da un episodio di cronaca accaduto appena una settimana dopo l'inaugurazione trionfale del 24 maggio 1883. Secondo quanto riporta un articolo del New York Times, una donna cadde dalle scale di legno laterali sul lato di Manhattan e un'altra si mise a urlare, con il risultato che la gente pensò che il ponte stesse crollando: la folla si mise in fuga, nella calca morirono 12 persone e ci furono anche più di 35 feriti.

LA GELATA SULL'EAST RIVER. Già in passato, peraltro, erano stati in pochi a credere possibile la realizzazione di tanta meraviglia ingegneristica. In mezzo a quei pochi, c'era l'immigrato tedesco John Augustus Roebling, di professione ingegnere e con il pallino dei ponti sospesi. È a lui che si deve la nascita del simbolo per eccellenza della Grande Mela, immaginato in un gelido giorno del 1852.

Nel corso dell'Ottocento capitò spesso, durante gli inverni più rigidi, che l'East River, il fiume che divide l'isola di Manhattan dall'area di Brooklyn (all'epoca due cittadine distinte), si ghiacciasse, rendendo impossibile l'attraversamento. E in quell'inverno del 1852, a rimanere bloccato per ore su un traghetto in mezzo al ghiaccio fu, tra gli altri, proprio John Roebling, assieme al figlio quindicenne. Fu in quell'occasione, rivelerà poi il ragazzo, che il padre si mise in testa di erigere un maestoso ponte che liberasse i newyorkesi dalle limitazioni del maltempo.

All'epoca, erano tra l'altro già molti gli abitanti di Brooklyn che lavoravano a Manhattan, costretti ogni giorno ad attraversare l'East River su imbarcazioni lente e disagevoli. Le cose proseguirono così ancora per alcuni anni, finché nel gennaio 1867 una nuova gelata tornò a fermare i traghetti, inducendo le istituzioni locali a emanare finalmente un disegno di legge per la costruzione di un ponte.

A gestire l'impresa sarebbe stata la neonata New York Bridge Company, assieme a un'omologa compagnia di Brooklyn. Per la direzione dei lavori e la stesura del progetto si pensò naturalmente a Roebling, che aveva a curriculum varie strutture sospese in tutto il Nord America (tra cui la prima dotata di ferrovia, presso le cascate del Niagara) e che da quel 1852 non aveva smesso di pensare a un grande ponte sull'East River.

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