sabato 5 settembre 2020

COME E' NATA LA SCUOLA?

Le prime scuole nacquero in Mesopotamia, dove l'invenzione della scrittura, intorno al IV millennio a.C., aveva reso inevitabile e necessario il suo
insegnamento: le scuole sumere, chiamate edubba (cioè case delle tavolette), sorsero quindi nei pressi di templi e palazzi, con lo scopo di formare gli scribi che si sarebbero occupati dell'amministrazione pubblica.

CASE DELLA VITA. Lo stesso accadde pochi secoli dopo in Egitto. «Anche nella civiltà egizia il ruolo principale della scuola era preparare i bambini a entrare nella burocrazia», spiega lo storico David Silverman nel suo saggio Antico Egitto (Mondadori, 1998): «Alcuni venivano educati nel palazzo del faraone, ma la maggior parte studiava a casa o in scuole, dette Case della Vita». Sotto la supervisione di severi maestri, a partire dai 5-6 anni e fino ai 15-16, gli aspiranti scribi si impratichivano componendo geroglifici e scrivendo in ieratico (simile al nostro corsivo) su tavolette di coccio.

LIBRI DI TESTO. Esisteva persino una sorta di sussidiario, chiamato Kemit, ricco di formule utili a scrivere lettere, testi funerari e inni religiosi. L'educazione era tuttavia riservata ai maschi (a parte rare eccezioni, le femmine erano istruite in casa), mentre i bimbi più poveri lavoravano in bottega o nei campi.

Molti secoli dopo, furono i Greci a introdurre il termine scholé per indicare "qualsiasi attività slegata dalla risposta a bisogni pratici", come consideravano lo studio. A seconda della polis in cui si nasceva, però, le cose cambiavano di molto: a Sparta lo Stato prendeva in custodia i ragazzini dai 7 ai 18 anni e li sottoponeva a un durissimo addestramento militare (agoghé), che comprendeva anche l'insegnamento della scrittura e della lettura. E un'educazione simile, ma più centrata sull'attività fisica, era prevista anche per le bambine.

SCUOLE. Ad Atene (come quasi ovunque all'epoca), invece, le femmine erano escluse da qualsiasi forma di educazione che non fosse legata alle attività domestiche, mentre l'istruzione elementare dei maschi era affidata a tre diversi maestri, presso cui i pargoli di buona famiglia si recavano con uno schiavo detto pedagogo (accompagnatore di fanciulli). La mattinata iniziava dal grammatista, che insegnava loro a leggere, scrivere, far di conto e memorizzare poemi.
  
GITE SCOLASTICHE. Continuava poi dal citarista, dove imparavano a suonare la lira, e infine dal pedotriba, con cui facevano ginnastica. Divenuti maggiorenni, i giovani potevano frequentare le Scuole di filosofia e retorica. Queste erano così prestigiose che la loro fama continuò anche nel mondo romano, dove i fanciulli più ricchi, spesso educati da precettori di origine ellenica, intorno ai 18 anni si recavano in Grecia a perfezionare la loro formazione.

I bimbi romani meno fortunati, dai 7 ai 12 anni, erano invece affidati ai ludimagistri, che inculcavano loro "le basi" a suon di legnate, tenendo lezione in portici o piazze pubbliche. Gli alunni, muniti di tavolette di cera o legno, erano anche qui in gran maggioranza maschi. Lo stadio più avanzato di istruzione, dopo i 12 anni, prevedeva l'intervento del grammaticus e del rethor, con cui approfondivano grammatica, letteratura e retorica.

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