domenica 8 aprile 2018

Il mercato immobiliare nell'antica Roma

Avere una casa nel centro di Roma non è mai stato facile, nemmeno nell'antichità, e solo i più ricchi potevano permettersi una casa di proprietà. La maggior parte
dei romani viveva in affitto nelle insulae, soluzioni abitative simili ai nostri condomini, in media di quattro piani, dove il costo e la qualità degli alloggi scendeva più si saliva di piano.

EDILIZIA POPOLARE. Quelli che noi oggi chiamiamo attici erano gli spazi peggiori, riservati ai più poveri. Salire fino all’ultimo piano significava dover fare le scale e, soprattutto, rischiare la vita: in caso di incendio era quasi impossibile salvarsi. E gli incendi non erano eventi rari: gli alloggi erano bui e mal ventilati, e all'interno si usavano bracieri e lucerne facilmente infiammabili.


Curiosità: per piccina che tu sia... | © REUTERS/MARKO DJURICA
L’edilizia era spesso scadente. In molti casi era gestita da imprenditori privi di scrupoli che costruivano case senza rispettare le minime norme di sicurezza. L’imperatore stabiliva sì regole ufficiali (ad esempio l'altezza massima di una insula), ma nessuno controllava che venissero rispettate.  

AFFITTOPOLI. Una casa a Roma costava quattro volte di più che nel resto d'Italia. Secondo lo storico francese Jérome Carcopino, ai tempi di Giulio Cesare un semplice alloggio in affitto costava 2.000 sesterzi l'anno, quando un manovale riusciva a mettere insieme 5 sesterzi al giorno: in molti casi, per "starci dentro", gli inquilini subaffittavano gli spazi inutilizzati.

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