martedì 1 maggio 2018

Dove finiscono i ricordi da bambini ?

A volte si tratta di frammenti di immagini, altre volte di sensazioni: i ricordi di quando eravamo piccoli sono pochi, sfuocati e incompleti - e quasi nessuno ha memorie di prima dei tre anni. Il fenomeno dell’amnesia
infantile, come lo ha definito Freud agli inizi del 900, è un fenomeno che ha sempre incuriosito, ma su cui ci sono poche certezze, anche se alcuni studi nel campo delle neuroscienze iniziano a chiarire meglio qualche dettaglio.

RICORDI SPARITI. La prima osservazione è che l’amnesia infantile si presenta come un paradosso: come può testimoniare chiunque abbia figli, i bambini anche assai piccoli, di poco più di due anni, hanno ricordi molto precisi e sono in grado di riportare eventi accaduti o a cui hanno partecipato settimane o anche mesi prima. Eppure, crescendo, la maggior parte di questi ricordi svanisce nel nulla, e da adulti non ne conserviamo quasi nessuno.

L'ETÀ DELLA DIMENTICANZA. Per Freud, questa dimenticanza progressiva aveva a che fare con il processo di repressione di pensieri traumatici legati allo sviluppo psicosessuale nell’infanzia: una spiegazione che ormai non viene più presa in considerazione.

Più di recente, è stata fatta la considerazione che per mantenere i ricordi siano necessari un linguaggio e un senso del sé già abbastanza elaborati, condizioni che sussistono solo in parte nella prima infanzia. Anche questa ipotesi è stata però in parte smentita dagli studi sperimentali: anche i ricordi dei bambini piccoli sembrano infatti abbastanza duraturi. Già a sei mesi "resistono" per almeno un giorno; a 9 mesi, trenta giorni; a due anni, dodici mesi. E a quattro anni e mezzo i bambini riescono a ricordare i dettagli di una gita avvenuta un anno e mezzo prima.

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