Google ha proposto che siano introdotti 13 nuovi emoji che mostrano le donne impegnate in vari tipi di lavoro, dall’insegnamento al lavoro in fabbrica, per mostrare “la varietà possibile delle carriere per le donne” e per contrastare il sessismo. Attualmente ci sono centinaia di
emoji, utilizzati ogni giorno da miliardi di persone per inviare messaggi ed esprimere con i disegni i loro pensieri e stati d’animo, ma i pochi dedicati alle professioni sono tutti associati ai maschi, mentre le donne sono associate a cose più frivole come rossetti, il taglio dei capelli o mettersi lo smalto.
emoji, utilizzati ogni giorno da miliardi di persone per inviare messaggi ed esprimere con i disegni i loro pensieri e stati d’animo, ma i pochi dedicati alle professioni sono tutti associati ai maschi, mentre le donne sono associate a cose più frivole come rossetti, il taglio dei capelli o mettersi lo smalto.
Gli emoji sono amministrati dallo Unicode Consortium, un’organizzazione che si occupa di mantenere standard comuni in modo che tutti si adeguino alle stesse regole, evitando problemi di compatibilità tra diversi sistemi informatici per quanto riguarda la rappresentazione dei caratteri. Sulla base di queste regole, ogni produttore di sistemi operativi è libero di disegnare i propri emoji, che hanno quindi una grafica diversa tra iOS e Android o Windows, per esempio. Ogni produttore può proporre al consorzio nuovi set di emoji, che dopo udienze e valutazioni possono essere approvati o respinti.
Nella sua proposta, Google scrive: “Dato che le donne sono le utilizzatrici più assidue di emoji, e che coprono uno spettro professionale ampio e non rappresentato negli attuali emoji, desideriamo aiutare a superare questa disparità”. Le professioni proposte coprono diversi campi: dalla scuola alla chirurgia, passando per l’agricoltura e il lavoro in fabbrica. C’è anche una donna rockstar, una ricercatrice e un’impiegata per la produzione di microprocessori. La questione della rappresentazione stereotipata delle donne negli emoji è discussa da tempo, soprattutto negli Stati Uniti, e a sostegno di nuovi emoji più imparziali c’è anche Michelle Obama.
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