mercoledì 28 dicembre 2016

Apocalisse a Messina

“Sia male! Deve venire il terremoto che scelga le sue vittime, e che ammazzi voi e tutta Messina”. Era la sera del 27 dicembre 1908 quando, secondo la leggenda, una donna, alla quale avevano arrestato il figlio, correndo per le strade maledì la città siciliana.
La mattina dopo, il 28 dicembre, Messina, Reggio Calabria e i territori intorno alla zona dell’epicentro, lo stretto di Scilla e Cariddi, cambiarono faccia per sempre. Giovambattista Rizzo, direttore dell’Osservatorio geodinamico e astronomico di Messina, scampato al sisma, rilevò l’ora della prima scossa: erano le 5:20'27''. Di intensità pari al 10° grado della scala Mercalli (che ne ha 12), il sisma uccise – si stima – fra 50 e 100 mila persone sulle due coste dello stretto. Il 90 per cento di Messina fu rasa al suolo: case, chiese, caserme, ospedali, strade, ferrovie.
VOCI DAL PASSATO. Cent’anni dopo, i giornali dell’epoca restituiscono oggi la voce dei testimoni. “Ero in letto allorquando sentii che tutto barcollava intorno a me e un rumore di sinistro che giungeva dal di fuori. In camicia, come ero, balzai dal letto e con uno slancio fui alla finestra per vedere cosa accadeva. Feci appena in tempo a spalancarla che la casa precipitò come un vortice, si inabissò, e tutto disparve in un nebbione denso, traversato come da rumori di valanga e da urla di gente che precipitando moriva”. A raccontare la sua esperienza all’Avanti! era il futuro deputato Gaetano Salvemini, docente all’università, che quella mattina perse la moglie, i 5 figli e una sorella. Fu l’unico sopravvissuto della sua famiglia.
 

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