Proprio nei giorni in cui la Volkswagen patteggia con il governo americano una multa da 4,3 miliardi di dollari per cospirazione, ostruzione della giustizia e false dichiarazioni, l’ombra di un nuovo Dieselgate si affaccia oltreoceano. Al centro della bufera questa volta c’è Fiat Chrysler.
L’Agenzia per la Protezione Ambientale americana punta il dito contro Fca, accusandola di aver usato un software per aggirare i test sulle emissioni diesel, consentendo così emissioni superiori ai limiti su circa 104.000 auto. “Non comunicare” l’esistenza di un “software che influenza le emissioni è una seria violazione della legge, che può tradursi in un pericoloso inquinamento dell’aria che respiriamo” afferma l’Agenzia per la Protezione Ambientale in una nota.
Quali sarebbero i veicoli coinvolti
Nel mirino delle autorità americane ci sono i Jeep Grand Cherokee e i Dodge Ram con motore 3 litri diesel venduti negli Stati Uniti.
Nel mirino delle autorità americane ci sono i Jeep Grand Cherokee e i Dodge Ram con motore 3 litri diesel venduti negli Stati Uniti.
Fca sapeva dell’indagine?Fca è stata avvertita mercoledì dalle autorità che qualcosa era in arrivo, ed è venuta a conoscenza dell’oggetto solo nella prima mattinata di giovedì, alle 8.00 del mattino locali. Il comunicato ufficiale dell’Epa è arrivato alle 11.00. “Dialoghiamo con l’Epa da più di un anno” mette in evidenza l’amministratore delegato Sergio Marchionne. E’ curioso e “spiacevole” che l’Agenzia per la Protezione ambientale americana abbia deciso di affrontare il caso Fca così pubblicamente”.
Cosa c’entra il dieselgate di Volkswagen
“Non c’è nulla in comune fra il caso Volkswagen e quello Fca”, ha detto Marchionne. Nel caso della società tedesca il dispositivo illegale è installato con intento fraudolento e solo sui veicoli che venivano sottoposti ai test per il controllo delle emissioni. Invece nel caso di Fiat Chrysler i dispositivi presenti sono gli stessi sia sui veicoli sottoposti a test sia su tutti gli altri. Diverso anche il bacino di auto ad ora coinvolte: 560mila negli Usa e 11 milioni nel mondo per Volkswagen. FCA non ha montato software che cambiavano in funzione dei test, il meccanismo era ed è sempre lo stesso e sono passati tre anni dal primo caso.
“Non c’è nulla in comune fra il caso Volkswagen e quello Fca”, ha detto Marchionne. Nel caso della società tedesca il dispositivo illegale è installato con intento fraudolento e solo sui veicoli che venivano sottoposti ai test per il controllo delle emissioni. Invece nel caso di Fiat Chrysler i dispositivi presenti sono gli stessi sia sui veicoli sottoposti a test sia su tutti gli altri. Diverso anche il bacino di auto ad ora coinvolte: 560mila negli Usa e 11 milioni nel mondo per Volkswagen. FCA non ha montato software che cambiavano in funzione dei test, il meccanismo era ed è sempre lo stesso e sono passati tre anni dal primo caso.
Quanto potrebbe costare a Fca questa vicenda
Le violazioni di cui Fca è accusata implicano una sanzione fino a 44.539 dollari per auto, per un totale di 4,63 miliardi di dollari. In base agli stessi calcoli, Volkswagen per il dieselgate avrebbe potuto pagare una sanzione massima di 17 miliardi di dollari (poi patteggiata a 4,3 miliardi). Marchionne ha già comunque fatto sapere che “sopravviveremo anche se saremo multati fino a 4,6 miliardi di dollari”.
Le violazioni di cui Fca è accusata implicano una sanzione fino a 44.539 dollari per auto, per un totale di 4,63 miliardi di dollari. In base agli stessi calcoli, Volkswagen per il dieselgate avrebbe potuto pagare una sanzione massima di 17 miliardi di dollari (poi patteggiata a 4,3 miliardi). Marchionne ha già comunque fatto sapere che “sopravviveremo anche se saremo multati fino a 4,6 miliardi di dollari”.
La reazione di Fca
Secondo le autorità americane, Fca non ha finora offerto una spiegazione accettabile su come i dispositivi siano conformi alla legge. L’azienda si difende dalle accusa, dicendosi “delusa” per l’uscita pubblica dell’Epa, e spiega che i suoi ”sistemi di controllo delle emissioni rispettano le normative applicabili”. La società si impegna a collaborare con l’Epa e con la prossima amministrazione per presentare il proprio caso. Marchionne: “Non c’è nessuno software illegale, e ”per quanto conosco questa società, posso dire che nessuno è così stupido” da cercare di montare un software illegale.
Secondo le autorità americane, Fca non ha finora offerto una spiegazione accettabile su come i dispositivi siano conformi alla legge. L’azienda si difende dalle accusa, dicendosi “delusa” per l’uscita pubblica dell’Epa, e spiega che i suoi ”sistemi di controllo delle emissioni rispettano le normative applicabili”. La società si impegna a collaborare con l’Epa e con la prossima amministrazione per presentare il proprio caso. Marchionne: “Non c’è nessuno software illegale, e ”per quanto conosco questa società, posso dire che nessuno è così stupido” da cercare di montare un software illegale.
La Casa Bianca si tira fuori
Josh Earnest, portavoce di Obama, ha spiegato che “le decisioni dell’Epa sono prese dai funzionari dell’Epa. Punto. Non sono a conoscenza di un coinvolgimento della Casa Bianca su questo caso specifico”. Il pensiero corre alle parole di Marchionne che si era detto sorpresa sulla “tempistica di questa uscita pubblica”, proprio alcuni giorni dopo che il Presidente eletto Donald Trump aveva lodato Fca per gli investimenti negli Stati Uniti. Marchionne si augura che la contestazione subita non sia il frutto di una “guerra politica” tra l’amministrazione uscente e quella in arrivo.
Josh Earnest, portavoce di Obama, ha spiegato che “le decisioni dell’Epa sono prese dai funzionari dell’Epa. Punto. Non sono a conoscenza di un coinvolgimento della Casa Bianca su questo caso specifico”. Il pensiero corre alle parole di Marchionne che si era detto sorpresa sulla “tempistica di questa uscita pubblica”, proprio alcuni giorni dopo che il Presidente eletto Donald Trump aveva lodato Fca per gli investimenti negli Stati Uniti. Marchionne si augura che la contestazione subita non sia il frutto di una “guerra politica” tra l’amministrazione uscente e quella in arrivo.
La reazione dell’Europa
Sono “naturalmente preoccupanti” per la Commissione europea le accuse che l’Epa ha rivolto a Fiat Chrisler. “L”Epa, con la quale siamo in costante contatto – ha riferito la portavoce Lucia Caudet – ci ha trasmesso tutte le informazioni. Sottolineo il fatto che le accuse riguardano una insufficiente descrizione sulla strategia (di controllo delle emissioni, ndr), e che la parola ‘software truccati’ (‘defective devices’, ndr) non è stata usata finora”. “Lavoreremo con l’Epa, le autorità degli Stati nazionali interessate e con Fiat Chrisler per appurare i fatti e le potenziali implicazioni per i veicoli venduti nell’Ue”.
Sono “naturalmente preoccupanti” per la Commissione europea le accuse che l’Epa ha rivolto a Fiat Chrisler. “L”Epa, con la quale siamo in costante contatto – ha riferito la portavoce Lucia Caudet – ci ha trasmesso tutte le informazioni. Sottolineo il fatto che le accuse riguardano una insufficiente descrizione sulla strategia (di controllo delle emissioni, ndr), e che la parola ‘software truccati’ (‘defective devices’, ndr) non è stata usata finora”. “Lavoreremo con l’Epa, le autorità degli Stati nazionali interessate e con Fiat Chrisler per appurare i fatti e le potenziali implicazioni per i veicoli venduti nell’Ue”.
Londra chiede informazioniIl ministero dei Trasporti britannico vuole ottenere rapidamente informazioni dalle autorità americane quanto a una possibile manipolazione delle emissioni da parte di Fca negli Stati Uniti. “Cerchiamo di ottenere maggiori informazioni da parte dell’Agenzia americana per la difesa dell’ambiente rispetto alle sue preoccupazioni sulle emissioni dei veicoli”, ha affermato un funzionario del Ministero britannico, la cui priorità è “proteggere gli interessi dei consumatori’ nel Regno Unito.
Il caso Renault
Poche ore dopo l’esplosione della bufera Fca, arriva dalla procura di Parigi questa notizia: tre giudici francesi indagheranno sui dispositivi utilizzati da Renault per controllare le emissioni dei suoi motori diesel che si sospetta siano truccati. Immediata la replica della compagnia automobilistica francese: i nostri veicoli, assicurano, sono “conformi alle norme in vigore”. “Renault – si legge in un comunicato – rispetta la legislazione francese ed europea”.
Poche ore dopo l’esplosione della bufera Fca, arriva dalla procura di Parigi questa notizia: tre giudici francesi indagheranno sui dispositivi utilizzati da Renault per controllare le emissioni dei suoi motori diesel che si sospetta siano truccati. Immediata la replica della compagnia automobilistica francese: i nostri veicoli, assicurano, sono “conformi alle norme in vigore”. “Renault – si legge in un comunicato – rispetta la legislazione francese ed europea”.
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