Per gli antichi egizi il matrimonio era importante ma non necessario: una donna poteva tranquillamente rimanere nubile, senza che apparisse socialmente disdicevole. Per i greci, questo era scandaloso.
Comunque, se lo desiderava, già a 15 anni
una donna poteva sposarsi e lo sposo se lo sceglieva da sé, senza intromissioni del padre, il quale, tendenzialmente, si augurava un buon marito per la figlia, e per buon marito si intendeva di buon carattere, la ricchezza era di secondaria importanza.Comunque, se lo desiderava, già a 15 anni
Tra l’altro, la ragazza poteva arrivare al matrimonio non vergine. Era accettato e normalizzato che una donna avesse rapporti prima del matrimonio. Erano addirittura previsti matrimoni di prova: una sorta di periodo in cui i due coniugi avevano il tempo per vedere se il rapporto funzionava. I casi di separazione erano diffusi come per noi e le ragioni erano simili alle nostre (tra cui gli scontri con le suocere…). Nel caso che uno dei due volesse lasciare l’altro, pagava lo scotto di perdere la dote.
Rimane un falso mito l’idea che fosse praticato il matrimonio tra fratello e sorella. l’errore nasce dal fatto che gli sposi usavano chiamarsi “fratello” o “sorella”. Eppure ci sono stati casi di matrimoni tra consanguinei, anche se avevano quasi sempre un valore simbolico e non carnale. Fa eccezione Ramses II, che si sposò tutte le sue figlie!
Bibliografia: Christian Jacq “Le donne dei faraoni”
Nessun commento:
Posta un commento