domenica 19 marzo 2017

CINEMA - LOGAN (RECENSIONE)

L’ultima volta di Hugh Jackman nei panni di Wolverine: “Amo Logan – aveva dichiarato al festival di Berlino – ma non posso ancora dire se mi mancherà”. Da inizio marzo nei cinema italiani, “Logan”, diretto dal poliedrico James Allen Mangold, gioca la carta dell’addio del suo
attore simbolo per attirare al cinema miriadi di fan, carichi di anticipazione malinconica e pronti a sprofondare in un brodo di nostalgia.
Schermata 03-2457829 alle 15.48.04Ennesimo capitolo cinematografico della saga (e, apparentemente, nemmeno l’ultimo) la pellicola gioca sull’incontro tra due generazioni di mutanti: la vecchia guardia, costituita dai pochi superstiti di una gloriosa era – con un Wolverine sul viale del tramonto – e i nuovi supereroi, poco più che bambini, ma già smaliziati come chi è destinato a un futuro difficile e glorioso (e a fare da protagonista ai prossimi dieci blockbaster della serie). Tra la schiera dei ragazzini geneticamente modificati si annidano poteri incredibili e alle volte un po’ comici, come quello della bambina che riesce a congelare le cose soffiandoci sopra: abilità che ricorda molto da vicino una famosa pubblicità delle gomme da masticare.
Osannato come un film innovatore nel suo genere, “Logan” è una pellicola che flirta con ambientazioni western e con i road movie, miscelando i momenti di azione – spettacolare, concitata e scientemente violenta fino al parossismo – con squarci introspettivi dei personaggi principali. Nelle prime scene l’atmosfera richiama un po’ l’ultimo Mad Max, ma senza eguagliarne le vette immaginifiche; la seconda parte risente invece di un generale calo di tensione, complice forse la mancanza di carisma degli antagonisiti (l’arma segreta dei cattivoni è una specie di sbiadito clone di Wolverine).
Menzione di merito per la co-protagonista, Dafne Keen, classe 2005, nella quale albergano i geni di Wolverine e che, da promettente super-eroina sulle orme del padre, dispensa colpi esiziali attraverso pirotecniche evoluzioni acrobatiche. Il suo personaggio ricorda da vicino un’altra icona dei cinecomic anni ‘10: quella Chloë Moretz che in Kick Ass (2010) sapeva essere altrettanto micidiale dietro le graziose, e ingannevoli, sembianze infantili.

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