martedì 27 febbraio 2018

Separazione: come superarla senza inutili tormenti

La fine di un amore, se non affrontata nel modo giusto, può trasformarsi da una situazione di passaggio in una pericolosa stasi esistenziale, nella quale il passato
ci immobilizza, condizionando pesantemente le nostre vite. Ovviamente ogni separazione comporta una sofferenza e sarebbe impossibile accadesse il contrario: spesso poi, al dolore per ciò che non c’è più si aggiungono rimpianti e recriminazioni, che acuiscono il senso di fallimento personale, causando a volte ansia e depressione. Certo, bisogna sapere che la separazione richiede sempre un certo tempo di metabolizzazione, simile alla convalescenza dopo una brutta malattia. Ma quando questo periodo si allunga a dismisura e finisce per diventare la nostra sola dimensione esistenziale, allora significa che qualcosa non va: quella sofferenza non è più naturale, ma si è trasformata in un prodotto del nostro sguardo. Se il dolore diventa cronico o paralizzante, il problema è mentale.

L'illusione della pausa di riflessione

È quello che succede a Caterina che, dopo una convivenza di quasi dieci anni, ha deciso per la separazione dal compagno, al termine di un lungo periodo di liti e insoddisfazioni reciproche, per prendersi la classica "pausa di riflessione". Caterina sperava che, allontanandosi, avrebbe dato la scossa a una relazione che sentiva ormai spenta. Come spesso succede in questi frangenti, accade invece che Caterina incontri un altro uomo che le piace molto: si sente finalmente attratta da qualcuno, di nuovo viva e vitale. Che fare? Combattuta tra la paura di innamorarsi di un altro e quella di perdere definitivamente il compagno "storico", non sa più che fare e si tormenta nel dubbio.
In superficie, i suoi tormenti sembrano legittimi, ma nel profondo non è così. Quando incontriamo qualcuno che ci colpisce, significa che la nostra anima è pronta a evolvere, a rimettersi in gioco dopo un lungo periodo di stasi. Le domande che si fa Caterina sono tutte legate al passato, e quindi sono zavorre. Al contrario, le sensazioni la ancorano al presente. La risposta giusta è nella spontaneità di quel che prova, non nei pensieri e meno che mai nelle domande: solo agendo come sente, senza farsi frenare dai ragionamenti, Caterina potrà comprendere quali desideri alberghino davvero nel profondo della sua anima.

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