giovedì 18 giugno 2020

L'ANTICA ARTE DELLA FALCONERIA

La falconeria è Patrimonio immateriale transnazionale dell'Unesco, che l'Italia condivide con ben 17 altri Paesi. L'elemento comune è la caccia con il falco,
passatempo prediletto di re e cavalieri medievali, ma diffuso anche tra gli arabi e i nomadi dell'Asia Centrale. Ne parla in questa puntata del podcast "La Voce di Focus Storia" Anne Lise Tropato, docente di Storia artistica e culturale della falconeria alla New York University Abu Dhabi.

In Italia, il "padre nobile" della falconeria fu l'imperatore Federico II di Svevia, che sull'argomento, verso il 1260, scrisse un famoso trattato, il De arte venandi cum avibus. Le tecniche di allevamento e addestramento dei rapaci, quelle di caccia e la classificazione della cacciagione sono rimaste pressoché immutate da allora. Tuttavia le trasformazioni sociali e il declino del nomadismo, insieme alla scomparsa di molte specie di rapaci e alle ragioni del conservazionismo, hanno trasformato la falconeria in una tradizione di nicchia.

 
Dal 1972 l'Unesco ha cominciato a tutelare come Patrimonio mondiale dell'umanità molte meraviglie del passato: a oggi sono 1.112, tra beni culturali e luoghi d'arte (l'Italia, con 55 siti, guida la classifica ex aequo con la Cina). Dal 2003 esiste però anche un'altra lista, meno conosciuta: comprende lingue parlate da una manciata di persone, arti e mestieri secolari che rischiano di scomparire a causa di mutamenti sociali ed economici, travolti dalla spinta all'omologazione globale, feste, pali e processioni dalle radici medievali. Sono i 549 elementi del Patrimonio culturale immateriale, tra cui appunto la falconeria. Se ne parla su Focus Storia 165.


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