venerdì 15 giugno 2018

Dalle città alle campagne fino alle foreste, l’invadenza dell’uomo è ormai tale che molti animali, per evitarlo, sono costretti a cambiare le loro abitudini - per esempio a girare di più la notte per procurarsi il cibo. I tre quarti
almeno delle terre emerse sono colonizzate dall'uomo ed è inevitabile che con le altre specie molti spazi debbano essere condivisi. Quella che però potrebbe sembrare un’ovvietà è stata documentata con uno studio che, per 62 specie di mammiferi distribuite in sei continenti, ha misurato con precisione l’impatto della presenza umana sul comportamento animale.

CONVIVENZA FORZATA. Era già stato osservato che, a causa della coabitazione forzata in molti luoghi ad alta urbanizzazione, gli animali tendono a ritirarsi in spazi sempre più circoscritti. Pur di non incontrare l’uomo, però, hanno spesso dovuto cambiare abitudini.

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Un castoro europeo (Castor fiber) a Orléans, in Francia. | LAURENT GESLIN

Il gruppo di ricercatori dell’Università della California a Berkeley ha ben riassunto queste situazioni analizzando i risultati di una settantina di lavori che avevano già studiato, con sistemi di localizzazione e trappole fotografiche, l’attività degli animali durante il giorno e la notte. Dall’opossum all’elefante africano, dal cinghiale all’orso bruno, tutte queste ricerche hanno stimato il tempo dedicato dalle varie specie al riposo, al sonno, all’approvvigionamento di cibo, nel corso delle 24 ore.

NOTTURNI LORO MALGRADO. I ricercatori hanno usato i dati per confrontare l’attività diurna e notturna degli animali in periodi in cui il disturbo della presenza umana, dovuto a varie attività, era maggiore o minore. Nel complesso, nei periodi di maggior disturbo da parte degli esseri umani l’attività notturna degli animali è aumentata di un fattore 1,36.

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