giovedì 23 febbraio 2017

La paura ti paralizza? Così la superi

Tutti conoscono l'antico mito greco di Medusa, il demone che aveva il potere di pietrificare chiunque avesse incrociato il suo sguardo; fu l'eroe Perseo, aiutato da Atena e Hermes, a tagliarle la testa che fu poi donata dall’eroe greco alla Dea la quale la pose sul suo scudo.
Medusa rappresenta dunque nell’immaginario comune qualcosa o qualcuno che atterrisce e pietrifica ma è anche colei o colui che raggela emozioni e sentimenti, fa diventare di pietra – ossia fissa in modo sottile ma duraturo – uno stato emotivo e condanna una personalità alla stasi, alla mancanza di evoluzione.
 Nel libro cinese dei Mutamenti (Tao Te King) questo stato è chiamato il “Ristagno”, di cui Medusa è appunto la guardiana: la paura che incute crea un vero e proprio blocco emotivo dal quale però si può uscire...


Tutti incontrano almeno una paura paralizzante nella vita

E’ capitato a chiunque di incontrare, nel corso dell'esistenza, una o più persone che “pietrificano” il nostro modo di sentire e percepire, oppure aver subito una situazione che impedisce l’evoluzione, l’adattamento alla realtà, lo scambio emotivo proficuo con le persone che incontriamo o con le quali viviamo. La Medusa è ciò che ci arresta nello sviluppo della nostra personalità, toglie sensibilità alle nostre risposte emotive, gela gli slanci e spegne l’empatia. Nei casi più gravi ci porta vicini all’apatia e alla depressione, vittime apparentemente impotenti della nostra  paura.

Per combattere questa paura occorre uno scudo... immaginario!

Come si combatte Medusa? Un buon indizio e un aiuto lo dà proprio L'antico eroe Perseo: per difendersi, la guarda riflessa sullo scudo lucidissimo regalatogli da Atena, mai negli occhi! Se guardarla in faccia, affrontarla direttamente, è pericoloso e dannoso (non si può affrontare psicologicamente ad armi pari un qualcosa che già ci ha ferito e costretti all’immobilità) allora guardiamone il riflesso: adoperiamo l’immaginazione. E’ lei il nostro scudo lucido. 

Disegnare Medusa per sconfiggere la paura 

Proviamo dunque a raffigurare la persona o la situazione che riteniamo ci abbia “pietrificato”, facciamone un disegno: non è necessario che sia esteticamente bello, va bene anche uno scarabocchio, purché in esso appaiano il gelo, lo spavento, la rabbia, l’impotenza – emozioni spesso represse - che avvertiamo nel nostro intimo quando abbiamo a che fare con "il mostro". 
Occorre ricordare che non dobbiamo affrontare niente direttamente: non è necessaria la forza, né la volontà poiché non è con un atto consapevole e volitivo che si potrà mai superare una paura, un blocco emotivo. 

Se ne vedi il riflesso, sei già oltre la paura 

Vedere con l’immaginazione il riflesso di ciò che non si può combattere è l’inizio del movimento che porterà fuori dalla palude. E poi, che fare di quel disegno? Quel che fece 
Perseo con il falcetto diamantino datogli da Hermes: il foglio è da stracciare, la testa serpentina della Medusa si può recidere. Il sangue torna a scorrere, gli arti sono più sciolti, timidamente arriverà qualche idea, qualche immagine: l’incantesimo si sta sgretolando. Poi, con calma si potrà decidere – ma la decisione deve nascere spontaneamente come un filo d’erba dal terreno – che non si vuole più avere a che fare con quella situazione, con quella persona che ci hanno pietrificato. In questa fase ci basti ricordare che le nostre risorse interiori sono maggiori e più forti di quanto si pensi. 

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