lunedì 26 febbraio 2018

Manuel Agnelli, un po' di ossigeno tra musica e libertà

Musicisti, libertà , cultura, posizioni e pensiero. Oddio che paura, a dirle tutte insieme sono parole che fanno un certo effetto. Metterle addirittura nello svolgersi accurato di un
programma televisivo poi è troppo. Eppure, eppure. Manuel Agnelli ci è riuscito.

Con Ossigeno (Rai Tre), ospiti strani e ottima musica, o anche ottimi ospiti e strana musica, ha riempito uno studio caldo come un club per compiere la tappa meno scontata del suo lungo viaggio.

Leader degli Afterhours, Agnelli vive di dischi, tour e progetti, usa la cultura, la sua cultura e il suo mondo per stare comodo e parlare, bene, a pochi. Poi esplode in una direzione che forse neppure lui si aspetta fino in fondo, sbarca a X Factor e i suoi lunghi capelli intorno a quel bel cervello entrano di prepotenza nelle case di molti, insieme ai tatuaggi di Fedez e le risatine di Arisa. Passa ancora un anno e lui è sempre lì. 
A parlare di musica a suo modo, con una scena che cambia di poco. Arrivano i selfie, le rivolte dei fan che bofonchiano sul tradimento, l’inedita visibilità e un pubblico che si allarga a macchia d’olio. Dichiarazioni, scatti rubati, interviste, l’esplosione nucleare del gruppo che lui stesso ha portato alla vittoria. Facile perdersi, facilissimo credere che la tv possa masticarti con agio in cambio di una manciata di copertine. O di un altro talent, come ahimè è successo a tanti. Ma Agnelli non ci pensa neanche per un attimo. O forse sì, ma non lo dice a nessuno.

E si butta con noncurante eleganza in un progetto alto e di nicchia, che punta in alto e che sembra difficile ma è solo inevitabile. Scritto con il trio Biamonte, Martelli e Rubino, tra angeli, tappeti e microfoni, dialoga e suona, canta e recita, senza guardare in camera, perché non è uno spettacolo, è una parte della sua giornata, un apostrofo rosa, direbbe qualcuno, tra La e Musica.

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