sabato 20 giugno 2020

36 MONDI INTELLIGENTI NELLA VIA LATTEA

C'è chi crede che la vita sulla Terra sia una circostanza incredibilmente fortunata e che probabilmente siamo soli nell'Universo, e chi pensa che la nostra non sia
affatto un'eccezione, e che a dividerci da altre civiltà intelligenti siano soltanto problemi di comunicazione. Ora uno studio pubblicato sull'Astrophysical Journal ipotizza che le comunità extraterrestri in grado di mettersi in contatto con le altre siano poco più di una trentina nella sola Via Lattea: un numero tutto sommato gestibile dal cervello umano.

NON C'È NESSUNO. POSSIBILE? Anche se la nostra esistenza fosse il risultato di una serie di coincidenze poco ripetibili, il numero esorbitante di stelle e di pianeti potenzialmente abitabili nella Galassia fa pensare che esistano altre civiltà evolute. Ma allora dove sono tutti? Farsi un'idea del numero di questi possibili "vicini" è sempre stato difficile, così Christopher Conselice, astrofisico dell'Università di Nottingham (Regno Unito) ha deciso di affrontare il problema osservando come sono andate le cose qui, sulla Terra.

SE VA COME QUAGGIÙ... Spiega Conselice: «Nella nostra galassia dovrebbero esistere almeno alcune dozzine di civiltà attive, assumendo che ci vogliono 5 miliardi di anni affinché su un pianeta si formi vita intelligente, come per la Terra. L'idea è di guardare all'evoluzione, ma in una scala cosmica. Chiamiamo questo tipo di calcolo limite astrobiologico copernicano».

Si parte dalle poche certezze che abbiamo, ossia che, sulla Terra, una civiltà intelligente e avanzata si è formata dopo circa 5 miliardi di anni. E che tutto, dalle reazioni chimiche del brodo primordiale alla formazione stellare, avviene se esistono le condizioni che lo permettono. «Se la vita intelligente si forma seguendo un criterio scientifico e non in modo unico e casuale, allora la vita dovrebbe svilupparsi entro qualche miliardo di anni come parte naturale dell'evoluzione», sostiene lo scienziato.
COME SI È ARRIVATI A QUESTO NUMERO. Partendo da questo presupposto, gli autori hanno indagato, in base a diversi scenari, la probabilità di comparsa di Communicating Extra-Terrestrial Intelligent civilisations (CETI), in italiano "civiltà intelligenti extraterrestri comunicanti", cioè in grado di inviare segnali intelligibili attraverso lo Spazio. Il primo scenario prevede che la vita intelligente sia nata ovunque fosse possibile - su pianeti rocciosi situati nelle zone abitabili di stelle con la giusta età e la giusta distribuzione di elementi metallici - e che sia durata per l'intera durata di vita della stella madre. Questo criterio "di manica larga" restituisce però una stima ben poco utile (a noi): decine di miliardi di habitat potenziali.

Il secondo scenario - più circoscritto - prevede che, proprio come è accaduto per la Terra, la vita si formi tra i 4,5 e i 5,5 miliardi di anni dopo la nascita della stella madre. Sorprendentemente questo filtro sembra ridurre a un numero compreso tra 4 e 211 le possibili civiltà all'interno della Via Lattea capaci di comunicare con le altre, e in questo intervallo, dalla serie pare emergere il numero 36. È una stima, naturalmente, e conservativa per giunta, se non altro perché si basa sul fatto che la nostra civiltà è capace di mandare segnali nello Spazio da appena un centinaio di anni. È anche un numero bizzarramente normale.
Certo, non è 42, il numero universalmente noto che risponde alla domanda fondamentale sulla vita, l'universo e tutto quanto, ma è comunque un numero...

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UN DIALOGO UN PO' LENTO. Perché dunque nessuno di questi 36 ipotetici interlocutori ci ha contattato? Sparpagliando tre o quattro decine di civiltà evolute in ogni meandro della Via Lattea si finisce a una distanza media di 17.000 anni luce tra ogni coppia di esse. Segnali come le onde radio possono viaggiare al massimo alla velocità della luce. I primi radiosegnali inviati nello Spazio nel 1895 si trovano oggi ad appena 125 anni luce dalla Terra, sempre che non si siano attenuati tanto da risultare del tutto impercettibili.

Civiltà abbastanza evolute per inviare "segnali di fumo" nella Via Lattea devono quindi resistere all'estinzione per un tempo sufficiente ad essere raggiunte, e questo vale anche per noi: se non riusciremo a sopravvivere e a mantenere le nostre conoscenze tecnologiche per i prossimi 17 mila anni, possiamo toglierci dalla testa qualunque dialogo intergalattico.

Se però un qualche messaggio ci raggiungesse sarebbe un segnale incoraggiante per il nostro futuro: vorrebbe dire che una civiltà intelligente e comunicativa può esistere per più di poche centinaia di secoli. Mettersi in cerca di vita extraterrestre significa, in un certo senso, cercare risposte sul destino della civiltà umana - se ce l'hanno fatta loro, perché non dovremmo farcela anche noi? Già, bella domanda.

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